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CLARA MOSCHINI

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Ma che freddo fa?

Il gelo improvviso dei giorni scorsi ha bruciato il 70% della frutta

Il brusco abbassamento delle temperature notturne dei giorni scorsi, con gelate tardive, ha colpito duramente le coltivazioni. I danni si contano con perdite fino al 70% di gemme e piccoli frutti sugli alberi di susine, ciliegie, albicocche, pesche ma anche su meli, peri, kiwi e vigneti già in fase avanzata di vegetazione. Tutto questo dopo un inverno che, dal punto di vista climatologico, ha fatto segnare una temperatura di 1,38 gradi in più della media storica al Nord. 

Il quadro disastroso emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti del colpo di coda dell’inverno con il crollo delle temperature notturne sotto zero che ha colpito la pianura padana dove si concentra gran parte della produzione ortofrutticola nazionale. Secondo quanto riferisce Coldiretti, gli agricoltori per difendere le coltivazioni tengono accesi i fuochi di notte per scaldare le piante nei frutteti al gelo: sono entrati in funzione anche ventilatori speciali che mescolando gli strati più caldi dell’aria, a 14/15 metri sopra il terreno, con quella più fredda che circonda gli alberi permettono di creare una barriera protettiva in grado di salvare i piccoli frutti in maturazione. 

Dall’assalto del gelo gli agricoltori si difendono anche usando il freddo stesso, con dei vaporizzatori d’acqua che creano una patina su rami e frutticini che ghiaccia senza soffocare o bruciare la pianta proteggendola al tempo stesso dal crollo delle temperature. 

Parliamo di vecchie e nuove tecniche per combattere il gelo che si è abbattuto su una natura in tilt con le coltivazioni che si erano risvegliate prima del solito ingannate dalle temperature anomale, con il rischio adesso di perdere i raccolti di un anno di lavoro. In pericolo, secondo Coldiretti, sono anche le primizie maturate negli orti in largo anticipo.

Anche dove gli agricoltori hanno affrontato i costi dell’assicurazione il danno rimane comunque pesante per la presenza di franchigie attorno al 30%: una vera e propria calamità che colpisce le colture già stressate dalla siccità con la presenza di circa 300 mila aziende agricole in sofferenza lungo la Penisola.

I raccolti, sottolinea la confederazione, sono sempre più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici che nell’ultimo anno hanno causato danni per oltre 6 miliardi all’agricoltura italiana. L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che, sottolineano gli esperti, "si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne".

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EFA News - European Food Agency
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