Confimprese, serve deregulation saldi e vendite promozionali
Il presidente Resca al Governo: "liberalizzare il mercato fa bene al retail"
Confimprese torna sul tema liberalizzazioni e lo fa dal palco di Villa Miani, dove ha festeggiato 25 anni di attività. L'associazione delle imprese del commercio a rete che raggruppa i primari operatori del retail, ha chiesto alle istituzioni presenti all’evento ulteriori misure verso il libero mercato. In particolare, il presidente dell’associazione Mario Resca si è soffermato sugli aspetti chiave della regolamentazione italiana che penalizzano i retailer con presenza fisica a dispetto dell’online.
Resca ha illustrato le linee guida dello studio dal titolo "Regolamentazione del mercato retail" messo a punto da Pwc per Confimprese i cui associati rappresentano 450 brand commerciali, 90 mila punti vendita e 800 mila addetti per un fatturato globale 2023 di 74 miliardi di Euro e un contributo del 2% al pil italiano. Sono loro, sottolinea Resca, quelli che stanno subendo una significativa competizione da parte delle piattaforme online.
Per difendere il loro presidio fisico e contributo all’economia, secondo Confimprese, lo Stato può agire su 2 aree: regolamentazione e fondi per lo sviluppo.
In tema di regolamentazione l'organizzazione chiede una revisione immediata su saldi e promozioni. Le regole attuali prevedono che i saldi abbiano un periodo definito con modalità di esecuzione regolamentate dalle regioni, mentre le vendite promozionali non hanno una finestra predefinita, ma in alcune regioni sono vietate nel periodo pre saldi.
"Chiediamo al Governo -spiega il presidente Confimprese- di abolire le limitazioni sulle tempistiche di saldi e vendite promozionali, al pari di Paesi come la Gran Bretagna in cui vige una maggiore liberalizzazione. A garantire la trasparenza per i consumatori c’è la Direttiva Omnibus che prevede, in caso di promozioni, l’obbligo di indicare il prezzo più basso praticato nei 30 giorni precedenti la promozione stessa. Il successo dell’online, e nello specifico dei pure player, è favorito dalla stretta regolamentazione a cui sono sottoposti i retailer fisici. È ora che anche in Italia si adottino misure meno stringenti per favorire lo sviluppo del retail che continua a generare un impatto significativo su economia e occupazione".
Quanto ai fondi del Pnrr (194 miliardi di Euro), lo studio Pwc evidenzia che, in un contesto di maggiore liberalizzazione e di crescita del settore favorita dal supporto dello Stato, si avrebbero molteplici impatti positivi sul sistema Paese. A cominciare dall’occupazione: data la struttura labour intensive dei retailer fisici rispetto al modello capital intensive tipico degli online player, un cambio a livello di regolamentazione potrebbe portare a un aumento del tasso di occupazione con un contributo di 8mila addetti per ogni punto percentuale di crescita dei ricavi del network Confimprese.
Analogamente, prosegue lo studio PwC, se si favorisse la competitività dei retailer tradizionali si avrebbe un incremento di 100 milioni di Euro di ulteriore gettito fiscale, incluse tasse sul profitto e iva. Si potrebbero, inoltre, avviare progetti in ambito sostenibilità/circolarità e avere un effetto domino positivo su altri settori adiacenti grazie all’accelerazione della crescita retail, oltre al raggiungimento di un presidio internazionale: un rafforzamento dei retailer più strutturati permetterebbe loro anche di migliorare il loro posizionamento non solo in Italia ma anche a livello internazionale.
EFA News - European Food Agency