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Recensioni. Cucina Italiana: tanti miti da sfatare

Nel saggio di Alberto Grandi e Daniele Soffiati un excursus sulle radici cosmopolite delle nostre tradizioni

La cucina italiana? Di certo non è un mito, è e rimane la migliore del mondo. Ciò che non sussiste sono le vagonate di leggende metropolitane sorte intorno alla più grande icona tricolore dei nostri tempi. "La cucina italiana non esiste. Bugie e falsi miti sui prodotti e i piatti cosiddetti tipici" (Mondadori, 2024) è il titolo semi-provocatorio del saggio realizzato a quattro mani da Alberto Grandi e Daniele Soffiati.

“Quando Gualtiero Marchesi, considerato il fondatore della nuova cucina italiana, negli anni Novanta consigliava di mettere la panna nella carbonara, a nessuno veniva in mente di scatenare autentiche guerre di religione come avviene oggi”, osservano Grandi (professore di Storia del cibo e presidente del corso di laurea in Economia e Management all’Università di Parma) e Soffiati, che affianca il docente nel podcast Doi – Denominazione di Origine Inventata.

Luoghi comuni da sfatare? Ve ne sono tanti, a partire dalla fake news secondo cui Michelangelo faceva incetta di lardo ogni volta che passava per Colonnata, così come non c'è nessuna prova che siano stati i milanesi a insegnare agli austriaci l'arte della cotoletta. Ciò che non si può negare è che buona parte della fortuna della nostra cucina deriva dalle narrazioni e dal marketing che hanno preso piede negli ultimi decenni. Per secoli, in Italia, la buona cucina è stata un fenomeno d'élite, mentre la maggior parte della popolazione viveva tra gli stenti. Al contempo è stata l'emigrazione dei nostri antenati in terre lontane a fare la fortuna delle nostre tradizioni agroalimentari, grazie all'arricchimento di ingredienti sconosciuti ed esotici, portati nella penisola dai nostri migranti di ritorno.

La pizza napoletana delle origini, spiegano Grandi e Soffiati, era un "piatto povero" per definizione, nel senso che nasceva proprio nei bassifondi della città, come mezzo per sopravvivere alla fame prolungata. Quando parliamo di pastasciutta, poi, ci riferiamo a qualcosa che è stato inventato dagli italiani emigrati oltreoceano, seppure sia stato nel Belpaese che ha conosciuto la sua massima valorizzazione. La cucina italiana, dunque, per quanto fortemente identitaria e peculiare, è una cucina aperta al mondo intero e a tradizioni anche molto diverse dalla nostra. In essa, trova risalto il tratto distintivo del genio italico: creatività senza confini, unita a flessibilità e spirito di adattamento a tutte le situazioni. Gli autori offrono infine un excursus esauriente e credibile nel concetto di dieta mediterranea: un patrimonio più che mai "nostrano" ma, al contempo, universale. 

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EFA News - European Food Agency
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