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Siccità Sicilia, ora ci si affida al rabdomante?

La Regione consulta un ricercatore sulla falda acquifera scoperta sui monti Iblei

La rabdomanzia è una pratica millenaria per individuare l'acqua nel sottosuolo utilizzando uno strumento di legno (ad esempio un ramo di salice), generalmente a forma di "Y", che sarebbe usato come amplificatore dei movimenti del corpo generati da supposte radiazioni emesse dall'oggetto ricercato. E per risolvere la siccità in Sicilia, poco ci manca che la regione si affidi ora a un rabdomante, in questo caso un qualificato ricercatore dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

Questo perchè la falda acquifera dei monti Iblei è diventato uno dei temi centrali nella ricerca di acqua per risolvere il problema siccità nella regione. Lo stesso presidente Renato Schifani ha deciso di invitare il ricercatore a Palazzo d’Orléans, sede della Regione Siciliana per chiarire la situazione: si tratta di Lorenzo Lipparini, ricercatore dell’Ingv- Università di Malta, professore dell’Università Roma Tre. 

"Da mesi siamo a conoscenza dei risultati della ricerca sul mega-giacimento di acqua sotto i monti Iblei -spiega Schifani-. L'Autorità di bacino della Presidenza della Regione ha chiesto una relazione alle Università siciliane che hanno evidenziato alcune criticità in merito sia alla effettiva utilizzabilità dell’acqua, sia alle difficoltà per il raggiungimento della falda a causa delle caratteristiche geomorfologiche del territorio soggetto a elevatissimo rischio sismico". 

"In ogni caso -prosegue Schifani-, non vogliamo lasciare nulla di intentato e per questo, su mio input, il capo della nostra Protezione civile, Salvo Cocina, ha già chiamato il professor Lipparini per un primo contatto e per cominciare a inquadrare i risultati della ricerca portata a termine dall’Ingv e dalle Università di Roma 3 e di Malta. Nei prossimi giorni inviteremo l’esperto a Palazzo d’Orléans per approfondire con lui ogni aspetto della questione". 

"Il mio governo -conclude Schifani- sta lavorando per individuare ogni possibile nuova fonte di approvvigionamento idrico che consenta di attenuare l’emergenza in atto nell’immediato. Nel medio e lungo periodo, l’enorme giacimento potrebbe costituire un risorsa straordinaria, se le analisi ne attesteranno l’utilizzabilità".

Giù nel 2021 Lipparini si era interessato alla questione come studioso e ricercatore. All'epoca, il ricercatore, infatti, è stato uno degli autori di un articolo apparso sulla prestigiosa rivista ‘Communications Earth & Environment’ di Nature Portfolio, intitolato "Extensive freshened groundwater resources emplaced during the Messinian sea-level drawdown in southern Sicily, Italy," (Estese risorse idriche sotterranee rinfrescate, collocate durante l'abbassamento del livello del mare nel Messiniano, nella Sicilia meridionale, Italia) in cui veniva rivelata la presenza di risorse idriche sotterranee senza precedenti nella Formazione di Gela, una piattaforma carbonatica Triassica nel sottosuolo della Sicilia meridionale. Lì documentò "un esteso corpo idrico sotterraneo di acque dolci e salmastre conservato in un acquifero profondo tra i 700 e i 2.500 metri di profondità al di sotto dei Monti Iblei".

Riuscirà il novello rabdomante a risolvere la sete siciliana? Ce lo auguriamo di cuore, anche se (come abbiamo scritto ieri, vedi articolo di EFA News) sarebbe forse più razionale dedicarsi a far funzionare gli invasi pagati milioni di euro e inutilizzati (ne sono attivi solo 18 su 38).

fc - 43005

EFA News - European Food Agency
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