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Cannabis. Nulla cambia per le produzioni industriali

L'ex sottosegretario L'Abbate interviene sulle obiezioni sollevate dagli agricoltori

Nelle ultime settimane, il dibattito sull'emendamento del Governo che modifica la legge n. 242/16 relativa alla coltivazione della canapa per uso industriale, ha sollevato molte polemiche (vedi articolo EFA News).

Se le reazioni degli storici antiproibizionisti erano scontate, sono risultate stonate le reazioni di tutte le organizzazioni agricole: Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Copagri, e anche Filiera Italia si sono scagliate all'unisono contro il governo, reo secondo loro di affossare un settore di eccellenza del Made in Italy.

Come ampiamente spiegato da EFA News, unica voce a a non accodarsi al coro generale dei media ormai tutti schierati su posizioni antiproibizioniste, per le filiere storiche dell'industria della canapa (tessile, edilizia, farmaceutica, ecc.) nulla cambierà, mentre saranno stoppati gli usi ludici.

Ora la conferma viene anche da un'autorevole voce che non può certo essere tacciata di fare da mosca cocchiera del governo. Parliamo di Giuseppe L'Abbate, ex deputato Movimento 5 Stelle ed ex Sottosegretario del Ministero dell'agricoltura dell'ultimo governo Conte, che è intervenuto sulla questione con un lungo articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno, da lui stesso rilanciato sul suo profilo Linkedin.

"Molte associazioni di categoria - scrive L'Abbate - tra cui quelle agricole, accusano il governo di provocare la chiusura di migliaia di attività e il licenziamento di migliaia di lavoratori. Ma come stanno realmente le cose?" si chiede L'Abbate che, a scanso di equivoci, dichiara "di essere favorevole alla legalizzazione della cannabis" e ricorda di avere partecipato attivamente alla discussione che portò all'approvazione della L. 242/2016 in Parlamento.

"Innanzitutto - precisa L'Abbate - i termini "canapa light" o "canapa legale" sono puramente di marketing". Poi, entrando nella sostanza, l'ex sottosegretario ricorda che col nuovo decreto il governo ha voluto ribadire i principi generali contenuti nel DPR 309/90, a cui si riferisce anche la L. 242. "Tra l'altro - ricorda L'Abbate - il nostro paese ha sottoscritto e poi recepito in una legge la Convenzione di New York del 1961, che prevede l'inserimento della cannabis nell'allegato 1 della Convenzione stessa, classificandola come sostanza da tenere sotto controllo. Tale Convenzione è tuttora in vigore".

Per cui "nulla cambierà in termini legislativi rispetto a ciò che era già consentito"... La nuova norma mette fuori legge la coltivazione della canapa sativa? Assolutamente no", dice L'Abbate. Anzi "proprio in base alla legge 242/16 è consentita la coltivazione della canapa per fini industriali delle varietà consentite usando sementi certificate. Una volta coltivata la pianta poi cosa posso farne? Semi, canapulo, ecc. possono andare nel circuito alimentare (olio, farine e altro), cosmetico, edile, ecc. mentre fiori e foglie devono rispettare il DPR 390/1990".

Conclusione? "Quindi, coloro che protestano contro il Governo, se vogliono che la loro attività diventi legale (cioè la vendita di infiorescenze e foglie per un uso diverso da quello farmaceutico, già ben normato), devono chiedere la modifica del DPR 309/1990. Oppure, potrebbero chiedere di consentire la miscelazione delle infiorescenze di canapa sativa con il tabacco da sigarette, avviando così una filiera che parte dagli agricoltori sotto il monopolio dello Stato".

In sintesi, rimane consentito coltivare la canapa per scopi industriali. Stop invece al business facile (e immorale, per non dire di peggio) delle filiere "ricreative".

red - 43163

EFA News - European Food Agency
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