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Iiac, l'importanza dello "stile espresso" nella tazzina italiana

Il presidente Carlo Odello commenta servizio tv: la dinamica degli stili, dice, riguarda tutti i mercati e tutti i settori

"Ribadiamo l’importanza degli stili dell’espresso nel mercato italiano". Si è espresso così Carlo Odello, presidente IIAC-International institute of coffee tasters, commentando la recente puntata di Report su RaiTre che ha preso di mira il settore. “La trasmissione -sottolinea Odello- ha evidenziato carenze evidenti da parte di alcuni baristi nella pulizia e nella manutenzione delle attrezzature, carenze ovviamente gravi in quanto hanno un impatto importante sulla qualità in tazza. Ciò è un punto di vista condiviso tra i diversi esperti del settore e merita di essere evidenziato al pubblico soprattutto per premiare i molti baristi e bariste che al contrario ogni giorno presentano ai propri clienti macchine per caffè e macinadosatori in condizioni adeguate”.

“Ciò che, invece, ci pare essere meno condiviso nel settore è il concetto di stile del caffè -prosegue Odello-. Da diversi anni nella nostra formazione abbiamo inserito il tema della pluralità dell’espresso italiano. L’abbiamo fatto partendo da una ricerca scientifica basata su centinaia di prodotti valutati nel nostro concorso International Coffee Tasting. Sono emersi cinque stili: Alpino, Padano, Tirrenico, Centrale e Meridionale e nessuno di loro, quando svolto correttamente, ha il primato della qualità perché si rivolgono a pubblici geograficamente e culturalmente diversi”.

“La dinamica degli stili -aggiunge il presidente di Iiac- riguarda tutti i mercati e tutti i settori merceologici ed è semplicemente nella natura dei mercati stessi. Prendiamo, quindi, un caso non italiano, così da uscire da un terreno già battuto. Anche nel nuovissimo mercato cinese, in cui operiamo da quasi 15 anni e in cui International Coffee Tasting rappresenta il concorso più prestigioso, abbiamo visto fiorire e prosperare negli anni una pluralità di stili. Pure in questo caso -conclude Odello- è il pubblico a decidere ciò che gradisce maggiormente. In questo senso non credo che si possa educare il cliente, ma stimolarlo e fornirgli un’informazione adeguata a una scelta consapevole e in linea con le sue aspettative di gusto e con la sua volontà di spesa”.

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