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Il Regno Unito pensa a una tassa su cibi non salutari

La proposta per combattere l'obesità infantile da Sir Chris Whitty, Chief medical officer d'Inghilterra

Sul tavolo del nuovo governo laburista inglese arriva la proposta di una tassa sui cibi non salutari per combattere l'obesità infantile. Paladino di questa nuova lotta alla malnutrizione è il professor Chris Whitty, Cmo, ossia Chief medical officer per l'Inghilterra, consulente medico capo del governo britannico e responsabile della sanità pubblica. Come alto funzionario governativo designato a capo dei servizi medici a livello nazionale, Sir Whitty ha avvertito che i bambini e gli adulti rischiano una “vita più breve e più malsana” a causa dell'obesità e delle malattie legate al cibo spazzatura. la sua levata scudi parte da Rapporto annuale 2024 del Chief medical officer, intitolato Health in Cities, cioè “La salute nelle città”, invita il governo ad affrontare le cause alla base di un'alimentazione non sana nelle città del Paese, in particolare la diffusa disponibilità di alimenti ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale, i famosi cibi Hfss.

Whitty ha dichiarato che “l'ambiente alimentare in alcune città rafforza le disuguaglianze in termini di salute e promuove l'obesità”. Il rapporto sottolinea che bambini e adulti devono affrontare una “vita più breve e meno sana” a causa dell'obesità e delle malattie legate al cibo spazzatura. Il consumo di alimenti HFSS è collegato a un aumento dei problemi di salute legati all'alimentazione, come carie dentale, obesità, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. Nel rapporto, Whitty ha aggiunto che "affidarsi esclusivamente all'educazione e alla forza di volontà” non è sufficiente per ridurre i problemi di salute legati all'alimentazione, poiché gli esseri umani sono “geneticamente predisposti a desiderare cibi ricchi di calorie”. Secondo il report, “un cambiamento significativo degli ambienti alimentari è possibile” attraverso l'implementazione di obiettivi di vendita di alimenti sani e la rendicontazione obbligatoria dei tipi e dei volumi di alimenti venduti dalle aziende". 

Il rapporto, pubblicazione annuale di lunga data, propone anche un'imposta industriale sugli alimenti non salutari per motivare le aziende a ridurre il contenuto di sale e zucchero: cita, inoltre, gruppi di esperti, proponendo suggerimenti come una tassa sui “profitti in eccesso” per i rivenditori o i produttori di prodotti ad alto contenuto di zucchero e sale, o una tassa basata su categorie come la Soft drinks industry levy (SDIL), che potrebbe essere applicata ad articoli come i dolciumi, escludendo i prodotti di base come il pane. Le ricerche indicano che la SDIL ha portato a una riduzione dell'assunzione di zucchero, in particolare tra le famiglie a basso reddito, con effetti positivi sulla salute dei bambini.
Il rapporto sottolinea la disparità dei costi alimentari, osservando che gli alimenti sani sono quasi “due volte più costosi di quelli non sani”, con un impatto sproporzionato sulle famiglie più povere.

I bambini e le famiglie dei centri urbani “hanno meno probabilità di avere accesso” a cibi sani e a prezzi accessibili e sono maggiormente esposti alla pubblicità di alimenti non salutari. “Ciò significa -sottolinea il report- che le malattie legate all'alimentazione non sono vissute in modo uguale da bambini, famiglie e comunità in tutto il Paese, e che i bambini e le famiglie che vivono nelle aree più svantaggiate sono più colpiti da un sistema alimentare in cui le opzioni non salutari sono spesso le più disponibili”. Il rapporto aggiunge che il quinto più disagiato della popolazione dovrebbe destinare il 50% del proprio reddito disponibile per permettersi una dieta sana raccomandata dal governo, rispetto all'11% del quinto meno disagiato. 

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EFA News - European Food Agency
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