Rischio climatico, sono 73 mila le imprese più vulnerabili in Italia
Dovranno affrontare investimenti per 226 miliardi: l'agricoltura più esposta
Sono 73.000 le imprese maggiormente vulnerabili al rischio climatico in Italia. Lo dice un'analisi di Cerved secondo cui queste aziende, che già detengono debiti per un totale di 207 miliardi di Euro, dovranno affrontare investimenti aggiuntivi di 226 miliardi di Euro per decarbonizzarsi e raggiungere l'obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050.
La quota più importante, secondo il report, è in capo all’oil&gas: 58,6 miliardi per exploration&production e 63,5 miliardi per refining&marketing, entrambi soggetti altamente sia al rischio di transizione che a quello ambientale. Seguono settori come produzione di energia (74,7 miliardi), cemento (4 miliardi), ferro e acciaio (7,3 mld), materiali da costruzione (1,8 mld), agricoltura e proteine animali (900 milioni di Euro): in questi casi si tratta di ambiti più colpiti dal rischio ambientale che da quello di transizione. Chiudono la lista automotive (590 milioni), chimica (1,35 miliardi), sistema moda (350 milioni) e trasporti e logistica (13 miliardi), sottoposti a rischi inferiori, benché sempre alti, anche laddove le cifre sono consistenti.
All’interno di questo cluster di imprese sono state poi individuate quelle sicure dal punto di vista finanziario, cioè con un rapporto debiti finanziari/ebitda inferiore o uguale a 2, per le quali è stato calcolato quanto potrebbero ancora indebitarsi senza perdere la stabilità finanziaria: sono 15.000 aziende, cioè il 21,4% del totale, che potrebbero aumentare i loro debiti per 46 miliardi di euro senza uscire dalla soglia di sicurezza. In particolare, si tratta di 5.379 aziende nel settore trasporti e logistica (6,5 miliardi di indebitamento aggiuntivo), 2.097 nell’agricoltura (1,3 miliardi), 1.911 nel sistema moda (4), 1.265 nei materiali da costruzione (2,7), 1.090 nell’oil&gas-refining&marketing (2,8), 996 nella chimica (7,3), 987 nella power generation (6), 761 nell'automotive (8,1), 528 nel ferro e acciaio (4,9), 495 nel cemento (1,6) e 15 nell’oil&gas-exploration&production (980 milioni).
Lo studio di Cerved, si basa sull’analisi dei dati 2023 relativi alle società di capitali, circa 750.000 aziende. Vengono considerati sia il rischio di transizione, che riguarda le possibili perdite economico-finanziarie legate al processo di aggiustamento verso un’economia a basse emissioni, sia quello ambientale, che misura il livello del potenziale impatto sull’ambiente delle attività di un determinato settore, a prescindere dalle eventuali azioni di mitigazione.
"In un contesto globale segnato dal crescente rischio climatico, le aziende sono chiamate ad affrontare sfide senza precedenti -afferma Carlo Purassanta, presidente Esecutivo di Cerved-. Per raggiungere l'obiettivo del net zero entro il 2050, e sostenere gli ingenti investimenti in tecnologie a basse emissioni, sono necessarie strategia e pianificazione. Solo un’azienda su cinque è oggi in grado di coniugare sostenibilità e competitività, mantenendo la propria stabilità finanziaria".
EFA News - European Food Agency