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CLARA MOSCHINI

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Il suino del Friuli può diventare prosciutto Parma dop

Dopo approvazione di di modifica del disciplinare di produzione

Ci è voluto un percorso durato anni che ha visto coinvolti Consorzio di tutela, ministero delle Politiche agricole e le rappresentanze della parte allevatoriale e industriale. Alla fine, però, è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue la proposta di modifica del disciplinare di produzione del prosciutto Dop Parma. Il provvedimento potrebbe diventerà norma entro tre mesi, se non ci saranno opposizioni da parte di altri stati membri (in questo caso potrebbero passare anche anni, vedi articolo di EFA News).

Il nuovo documento riporta cambiamenti sui requisiti del prodotto finito, sulla genetica dei suini, sulle caratteristiche delle cosce e sull’alimentazione degli animali: soprattutto prevede l’estensione della zona di produzione dei suini anche all’intero territorio del Friuli Venezia Giulia, finora escluso dalla Dop. Va ricordato che, in generale, la Denominazione di Origine Protetta richiede che tutte le lavorazioni di un determinato prodotto avvengano un determinato territorio, mentre la materia prima può provenire anche da altre zone. Il San Daniele avrà 10 regioni di provenienza e il Prosciutto di Parma 11.

Secondo Coldiretti Friuli, le Dop San Daniele e Parma nel loro complesso producono circa 10 milioni di prosciutti all’anno e sono strumento fondamentale per valorizzare la suinicoltura italiana: nella regione sono oltre 730 gli allevatori professionali con circa 240 mila capi. In prevalenza le carni suine vengono destinate al prosciutto di San Daniele Dop e al prosciutto di Sauris Igp, a cui si affiancano una trentina di prodotti agroalimentari tradizionali presenti nell’Elenco regionale. 

Le stime parlano di un comparto carni che realizza ogni anno un fatturato di circa 160 milioni di Euro e vale, quindi, da solo il 20% del valore della produzione agricola regionale: in termini quantitativi, le carni suine realizzano l’8,5% dei ricavi annui, seguono le carni bovine per circa il 7%, e il pollame con circa il 5%.

"Finalmente si pone termine a una regola assurda in base alla quale gli allevatori di mezza Italia potevano rifornire di cosce gli stabilimenti di San Daniele, mentre agli allevatori della nostra regione era preclusa la Dop Parma -spiega Matteo Zolin, presidente della federzione provinciale di Pordenone di Coldiretti Friuli Venezia Giulia-. Norma tanto più assurda se si considera che le caratteristiche dei suini richieste dalle due Dop sono di fatto identiche". 

"Fermo restando il nostro attaccamento alla Dop San Daniele -aggiunge Zolin- è fuor di dubbio che con questa modifica gli allevatori della nostra regione avranno molte più opportunità di valorizzare i loro suini visto che i numeri del Parma sono almeno tre volte maggiori. Un ringraziamento particolare va all’Anas, Associazione nazionale suinicoltori, e al suo presidente Thomas Ronconi, per il prezioso contributo tecnico fornito al tavolo di filiera".

fc - 27830

EFA News - European Food Agency
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