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CLARA MOSCHINI

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Fauna selvatica, serve strategia per ridurre danni alle colture

Lo chiedono Confagricoltura ed Eps: negli ultimi 7 anni si contano 120 milioni di Euro di danni

"La non adeguata gestione di alcune specie selvatiche ha molteplici conseguenze, a partire dalla diffusione di malattie che possono avere gravi effetti sulle attività economiche del settore primario, come recentemente accaduto con la peste suina africana in varie aree d’Italia". Lo sostengono Confagricoltura ed Eps, Ente produttori selvaggina, intervenendo sulla gestione della fauna selvatica e in particolare sul problema dell’eccessiva presenza di cinghiali. 

"In Italia si contano un milione e mezzo di esemplari che provocano ingenti danni all’agricoltura -sottolineano le organizzazioni in un comunicato-. La media annuale è di oltre 7 milioni di Euro e la stima complessiva, soltanto negli ultimi 7 anni, è di 120 milioni di Euro".

Confagricoltura chiede di dare seguito con urgenza a quanto previsto nell’ultima Legge di bilancio rispetto alle misure di contenimento disposte: chiede, inoltre, di implementare una strategia di intervento efficace per ridurre la presenza di cinghiali, limitare danni e abbassare il rischio di diffusione di malattie.

"Per contenere il numero di cinghiali -spiega Confagricoltura- è essenziale aumentare significativamente i prelievi selettivi, concentrandoli soprattutto sulle classi che più incidono sull’accrescimento della popolazione, ossia giovani e femmine". Contestualmente è necessario "seguire una più corretta programmazione dei piani di abbattimento.
Andrebbero estesi gli strumenti professionali per gli operatori specializzati, abilitati attraverso specifici corsi, per intervenire efficacemente sulla specie attraverso gli attenuatori di rumore, le ottiche di mira a infrarossi o le trappole trasportabili".

Per Confagricoltura ed Eps, l'ente che si occupa della produzione di fauna selvatica allo stato naturale cioè nel suo ambiente naturale, è indispensabile "rafforzare la formazione degli operatori al fine di assicurare efficacia e sicurezza degli interventi, pianificare correttamente i piani di prelievo sulla base delle conoscenze scientifiche più aggiornate, monitorandone poi attuazione e risultati".

"È necessaria inoltre -scrivono le due organizzazioni nella nota congiunta- maggiore attenzione al ruolo delle imprese agricole nella gestione faunistica e faunistico-venatoria, a partire da un adeguato riconoscimento di tutte le attività quotidiane svolte a spese proprie, a beneficio dell’intero sistema della biodiversità e della collettività". 

"A questo si aggiunge -prosegue la nota- una piena progettazione e valorizzazione della filiera alimentare, venatoria e naturalistica che comporti positive ricadute sul territorio, anche dal punto di vista turistico. Non ultimo -conclude il comunicato-, si richiede una revisione delle politiche fiscali, riconoscendo la gestione faunistica come attività connessa all’agricoltura, che potrà realizzarsi previa rivisitazione dell’attuale quadro normativo".

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EFA News - European Food Agency
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