Granarolo investe sull'innovazione
Economia circolare e stalle robotizzate con resa superiore del 7%-8% rispetto all'allevamento tradizionale
Granarolo investe sull’innovazione. L'obiettivo è quello di aumentare la produttività, agevolare il passaggio generazionale tra gli allevatori e assorbire i costi dell’inflazione che nel 2022 hanno messo a dura prova i margini dell’alimentare. In quest'ottica la società presieduta da Gianpiero Calzolari si è divisa in due: da una parte Granlatte, la cooperativa di 637 allevatori italiani, dall'altra Granarolo che lavora e trasforma il latte in 23 stabilimenti di cui 9 all’estero.
Non solo. Per raggiunge il target l'azienda vara le stalle 4.0 dove la mungitura è robottizzata, le mucche sono alimentate con mangimi più nutrienti e scelgono quando farsi mungere, le macchine stabilizzano la temperatura delle stalle con sistemi di ventilazione o raffreddamento ad acqua e misurano la temperatura degli animali.
"Sono allevamenti della nostra filiera cooperativa di medio grandi dimensioni che, in vista del passaggio generazionale, hanno investito su digitalizzazione e robotica per dare un futuro a tutta la filiera -spiega Calzolari in un'intervista pubblicata oggi sul settimanale A&F di Repubblica-. Questi investimenti, da una parte, risolvono il problema di trovare la manodopera, spesso stagionale, che per questo tipo di lavori scarseggia. Dall'altra, garantiscono ai figli degli allevatori, che hanno fatto un percorso di specializzazione, di programmare un cambio generazionale dando un futuro a queste aziende a conduzione famigliare".
La resa di queste stalle 4.0 è in media superiore del 7%-8% rispetto a un allevamento tradizionale. Senza contare che, spesso, gli investimenti in questo tipo di stalle sono accompagnati da analoghi investimenti in economia circolare: con il recupero degli scarti, per esempio, riducendo gli sprechi e il fabbisogno energetico e abbattendo le emissioni di CO2.
"Siamo un'eccellenza sia nel controllo della qualità che nell'attenzione al territorio -sottolinea Calzolari-. Per questo la sostenibilità è parte stessa del nostro modo di fare impresa: in media, per produrre un litro di latte gli allevamenti emettono 1,9 chili di CO2 mentre il nostro consorzio, che ha già un'impronta di carbonio inferiore, per ogni litro di latte emette circa 1,46 chili di CO2. L'obiettivo è quello di tagliare ulteriormente le emissioni del 30% e contiamo di realizzarlo affiancando ai nostri allevamenti degli impianti a biometano, riducendo al contempo anche l'impatto del packaging di latte, yogurt e formaggi e ottimizzando il trasporto e la logistica dei nostri prodotti".
Il 2022 di Granarolo si è chiuso con un fatturato da 1,49 miliardi di Euro ma con un ebitda ridotto a 50,4 milioni, per colpa dei maggiori costi delle materie prime e dell'energia, quantificati in circa 180 milioni. Per questo l'azienda ha appena terminato un aumento di capitale da 160 milioni di Euro annunciato a marzo scorso (vedi EFA News). "Con i proventi dell'aumento di capitale valutiamo nuove acquisizioni mirate -aggiunge Calzolari- per diversificare ulteriormente e crescere all'estero. Con un occhio di riguardo ai mercati più in crescita come gli Stati Uniti, la Cina e la Corea. Ma anche l'Italia, nei comparti a maggior valore aggiunto dove possiamo fare la differenza".
Tra investimenti e innovazione il 2023 è atteso in crescita. "Ci aspettiamo un anno positivo anche se per ritrovare la marginalità del 2021 dovremo aspettare un altro esercizio -sottolinea Calzolari-. Se alcuni costi come l'energia sono scesi, altri restano ancora alti. Stiamo recuperando sui margini e abbiamo ritoccato i listini, ma abbiamo aumentato da 0,48 a 0,60 il prezzo di un litro di latte che riconosciamo alla filera e non volevamo trasferire tutto il costo sul consumatore".
EFA News - European Food Agency