Bufera su Barry Callebaut: tutti contro la chiusura della fabbrica di Intra
Manifestazione dei lavoratori questa mattina Verbania: informato il ministro Urso
È una vera e propria bufera quella che si è abbattuta in men che non si dica sul gigante del cioccolato svizzero Barry Callebaut che ha deciso di chiudere la fabbrica italiana di Intra (Verbania), in Piemonte. La multinazionale quotata a Zurigo, ha annunciato la decisione con una lettera ai dipendenti in cui la società, di fatto, prende le distanze dal nostro Paese, almeno per quanto concerne il Piemonte.
"L’Italia è e continuerà ad essere uno dei nostri mercati chiave in Europa in quanto è un Paese importante per la nostra tradizione nel mercato del cioccolato -scrive l'azienda svizzera nella missiva ai dipendenti-. Tuttavia, a seguito di un’attenta analisi della nostra struttura produttiva, oggi vi comunichiamo l’intenzione di chiudere la nostra azienda di Intra. Considerata la limitata redditività futura e la complessità logistica del sito, non vediamo purtroppo altra soluzione. Sappiamo che ciò avrà un impatto sui nostri colleghi di Intra e ci impegneremo a sostenere tutte le persone interessate. Avvieremo un dialogo con le parti sociali in conformità alle leggi e alle regolamentazioni locali".
La lettera riporta le ragioni della decisione che affondano le radici nel piano di investimenti da 500 milioni di franchi svizzeri (pari a 523 milioni di Euro) annunciato un anno fa, nel quale è previsto solo il rilancio delle altre due fabbriche italiane, quella di Perugia, anch'essa considerata in pericolo fino a qualche mese fa (leggi EFA News) e quella di Orsogna, in provincia di Chieti (leggi EFA News). L’azienda, che in tutto il mondo impiega oltre 13 mila persone, dichiara di impegnarsi a sostenere tutti i lavoratori interessati dalla chiusura, ossia 115 figure, tra lavoratori diretti e somministrati.
"Un anno fa -prosegue la missiva-, abbiamo annunciato il nostro programma di investimento strategico BC Next Level, che, con un investimento netto eccezionale di 500 milioni di franchi svizzeri, sta avvicinando le nostre attività ai clienti e ai mercati e, al contempo, sta semplificando e digitalizzando Barry Callebaut. I nostri investimenti si stanno concentrando sulle aree più importanti per i clienti: migliorare gli stabilimenti e la nostra rete, affinare i processi lavorativi, elevare la qualità dei prodotti e promuovere la digitalizzazione".
"Abbiamo fatto buoni progressi nell'implementazione di BC Next Level e nello studio della nostra struttura produttiva in Europa -dice ancora l'azienda nella lettera-. Questi progressi comprendono la preparazione di piani generali per tutti i siti europei e l'attuazione di importanti investimenti. Nei prossimi mesi e anni fiscali, prevediamo di continuare a effettuare investimenti significativi nei nostri siti europei, come ad esempio in Belgio (Wieze e Halle), Inghilterra (Banbury), Spagna (Vic), Serbia (Novi Sad),Germania (Amburgo), Francia (Louviers) e Italia (San Sisto e D'Orsogna)".
"Tutti i piani d'investimento -aggiunge la missiva-dipenderanno dall'esito dei negoziati con le parti sociali locali, che hanno registrato importanti progressi nelle ultime settimane con la firma di accordi in diversi Paesi. Gli investimenti previsti a San Sisto e D'Orsogna dimostrano che l'Italia rimane chiaramente una priorità assoluta per Barry Callebaut. Siamo consapevoli della nostra responsabilità nei confronti dei nostri dipendenti e ci impegniamo a trovare soluzioni adeguate, laddove possibile, per sostenere tutti i colleghi che saranno interessati. Allo stesso tempo, è importante sottolineare che l’azienda sta seguendo i piani annunciati a suo tempo e la tempistica generale".
I sindacati non ci stanno e sono sul piede di guerra. Questa mattina Fai Cisl Piemonte ha organizzato un corteo a Verbania contro l'annunciata della dismissione dello stabilimento dove si producono semilavorati del cacao e cioccolato. la manifestazione è partita alle 10.15 dallo stabilimento ed è diretto sotto al Municipio: presenti, tra gli altri, il sindaco di Verbania Giandomenico Albertella, l'assessore a comunale Industria e commercio Mattia Tacchini e l'ex sindaca Silvia Marchionini, oltre al senatore Enrico Borghi (Italia Viva).
"Fino ai giorni scorsi abbiamo sempre ragionato con l'azienda su progetti futuri e sullo sviluppo dello stabilimento, che dal punto di vista della redditività ha sempre comportato ritorni economici per il gruppo Barry Callebaut -sottolinea Emilio Capacchione, segretario generale Fai Cisl-. Nel tempo, a più riprese, abbiamo chiesto un piano industriale di lungo e medio periodo e l'azienda ci ha detto che non c'erano problemi. La questione non è mai uscita neanche nei comitati aziendali che Barry Callebaut ha istituito a livello europeo".
"Smentiamo assolutamente -prosegue Capacchione- il fatto che ci sia un problema di logistica, perché questo è sempre stato gestito e con un'interlocuzione col Comune si è sempre trovato la soluzione ai problemi. I problemi logistici sono una maschera di altre situazioni. Oltretutto i problemi di logistica si accentuerebbero, perché nel raggio di 250-300 chilometri da Intra ci sono più i maggiori gruppi industriali che si riforniscono di quanto fatto qua per le loro produzioni. Se queste produzioni venissero spostate a Perugia avremmo molti più camion su strada verso nord, e sarebbe peggiorativo in termini di costi".
Per lunedì prossimo è convocato all'Unione industriale di Verbania un tavolo a cui prenderanno parte le istituzioni locali. Lo sciopero dei lavoratori della Barry Callebaut, fanno sapere i sindacati, proseguirà "a oltranza, per tutte e otto le ore di turno, fino almeno a lunedì" quando si svolgerà il primo incontro all'Unione Industriale. Al termine del corteo odierno è intervenuto il sindaco di Verbania, Albertella, che ha riferito di avere ricevuto una telefonata da Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte. "Il presidente della Regione ha parlato con il ministro Urso -ha dichiarato Albertella-, che gli ha confermato che convocherà i vertici aziendali di Barry Callebaut chiedendo loro di recedere da questa decisione. Prima vengono le persone, poi l'azienda. La chiusura sarebbe un trauma sociale insopportabile: lo stabilimento deve rimanere attivo".
Gli animi, ovviamemte, sono parecchio surriscaldati per una vicenda che si appalesa come inattesa. Per il presidente della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Alessandro Lana, "i lavoratori sono stati trattati come numeri, una cosa vergognosa". La paura è tanta, la rabbia anche. Tanto che anche la politica sta cercando di muoversi con tempestività. Almeno stando alle dichiarazioni a caldo di Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato, stamattina a Verbania al corteo dei lavoratori Barry Callebaut.
"Ho avuto una telefonata con il ministro delle attività produttive, Adolfo Urso, al quale ho rappresentato la gravità di questa situazione e mi ha manifestato la disponibilità ad aprire un tavolo di crisi ministeriale, qualora le istituzioni locali e il territorio lo richiedano -spiega Borghi-. Ritengo che l'apertura di un tavolo ministeriale sia indispensabile per due questioni. La prima è per prendere immediatamente tempo e capire il motivo per il quale tutto questo sta accadendo: dalle prime sensazioni raccolte si ha l'impressione che a livello territoriale non ci sia, da parte dell'azienda, chi è in grado di fornire questo tipo di delucidazione".
"Seconda questione da chiarire -aggiunge Borghi- è che con l'intervento diretto del governo l'azienda è obbligata a mandare chi ha delle responsabilità, e a quel punto si comprenderà qual è la motivazione vera e reale che ha portato a questo tipo di comunicazione". Proprio Borghi ha annunciato che presenterà un'interrogazione parlamentare sulla vicenda parlando di "un grave danno per l'economia non solo di questo territorio ma dell'intero nord d'Italia" e di "ripercussioni dal punto di vista della forniture e delle subforniture anche su altri stabilimenti".
EFA News - European Food Agency