Il caffè allunga la vita (se preso al mattino)
Studio Usa mostra effetti positivi su malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2 /Allegato
Bere caffè al mattino potrebbe essere più fortemente associato a un rischio inferiore di mortalità rispetto al bere caffè più tardi nel corso della giornata. Ad affermarlo è uno studio della Tulane University di New Orleans (Usa), pubblicato su European Heart Journal.
In questo studio osservazionale, sono stati identificati due modelli distinti di tempi di consumo del caffè: quello esclusivamente mattutino (36% dei partecipanti) e quello distribuito nell'arco dell'intera giornata (14% dei partecipanti). A ciò si è aggiunto un 48% di coloro che non bevevano caffè.
L'indagine ha preso a campione oltre 40mila persone adulte, facenti parte del programma di indagine nazionale sulla salute e l'alimentazione americana dal 1999 al 2018. Per ognuno di essi sono state seguite le abitudini alimentari quotidianamente, i cibi e le bevande consumate compreso il caffè facendo particolare attenzione sia alle quantità assunte ma anche all'orario.
Coloro che assumevano caffè durante la prima mattinata sono risultati avere un rischio di morte generico inferiore del 16% rispetto a chi non lo assumeva. Tale rischio scendeva dal 31% se riferito a malattie cardiovascolari. Non si riscontrano differenze nel rischio di mortalità, invece, tra coloro che assumevano caffè nel corso di tutta la giornata (pomeriggio in primis) e chi non lo beveva affatto.
Non è stato individuato quale sia il reale rapporto causa/effetto tra l'assunzione di caffè soltanto al mattino e la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari. In attesa di ulteriori approfondimenti, i ricercatori ipotizzano che assumere caffè il pomeriggio o la sera interrompa i ritmi circadiani e i livelli di ormoni come la melatonina, favorendo le infiammazioni e l'aumento della pressione sanguigna. Dallo studio emergono anche effetti positivi dell'assunzione di caffè sulla riduzione del rischio di malattie croniche come il diabete di tipo 2, senza evidenze, tuttavia, sulle quantità assunte.
In allegato a questa EFA News il testo integrale dello studio pubblicato su European Heart Journal.
EFA News - European Food Agency