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CLARA MOSCHINI

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Packaging, l'Ue insiste sul riuso (ma viene incontro all'Italia)

Bevande, cialde caffè, e-commerce nella nuova proposta di regolamento con target meno ambiziosi


Cosa cambia con la rivoluzione del packaging voluta dalla Ue? La domanda è lecita, anche perché, nella pratica, se la proposta di regolamento verrà approvata definitivamente, ci troveremo a dover far fronte a una serie di novità sul fronte degli imballaggi e quindi della borsa della spesa, alla fine. Le novità sono tante, visto che la Commissione europea propone una riduzione dei rifiuti di imballaggio pro-capite per ogni Paese del 5% entro il 2030, rispetto a quelli prodotti nel 2018, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040 (vedi notizia L'Ue vuole la rivoluzione del packaging). “Ogni consumatore potrà risparmiare 100 Euro all’anno” è stato spiegato dai vertici Ue. 

Sia chiaro: la proposta si regolamento, alla fine, è stata riconsiderata in molti punti dopo le pressioni da parte delle industrie europee, e in particolare dall'Italia che ha un'industria del riciclo tra le più avanzate al mondo e che rischia di essere pesantemente danneggiate dal nuovo regolamento. Si va verso il riutilizzo, ma con qualche flessibilità e tempi più vicini a quelli chiesti dall’industria. 

La Commissione Ue punta su riuso e sistemi di deposito su cauzione per bottiglie di plastica e lattine in alluminio: sono meno ambiziosi i target di riutilizzo e di contenuto riciclato rispetto alla bozza di un paio di settimane fa che aveva fatto infuriare Confindustria e i settori coinvolti, costringendo il vicepresidente con delega al Green Deal, Frans Timmermans a una rapida postilla fatta apposta per l'Italia (vedi notizia Ue, sul packaging l'Italia può fare di più). 

In generale, si parla di una stretta sugli imballaggi biodegradabili e compostabili ma con apposite deroghe, diciamo così. Eppure l’industria dell’imballaggio Ue boccia comunque le novità, come ha sottolineato a chiare lettere l’organizzazione di categoria, Europen (vedi notizia Packaging/2. Europen contro la Ue)

Vediamo in dettaglio le novità.  

  • Confezioni monouso in bar e ristoranti. saranno vietate, così come i flaconcini negli hotel. Viene rinviato di un anno rispetto alla prima bozza, l’obbligo di deposito su cauzione per le bottiglie e i contenitori monouso per bevande con capacità fino a 3 litri: l'obbligo, dunque, entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2029 e non dal 1° gennaio 2028. 

Il rinvio suona come un obbligo per paesi come l’Italia, da sempre indietro su questo fronte. Il provvedimento offre comunque un’alternativa: se nei due anni precedenti un Paese membro avrà raggiunto il 90% di raccolta differenziata con altri strumenti, potrà evitare l’obbligo di introdurre questi sistemi.

  • Tassi di riutilizzo. Da gennaio 2030, il 20% delle bevande take-away dovrà essere disponibile in un imballaggio riutilizzabile o usando i contenitori dei clienti, mentre dal 2040 la percentuale sale all'80%. Nella bozza di qualche settimana fa, le due percentuali erano del 30% e del 95% (contestatissimo). Per i cibi pronti da asporto, gli obiettivi sono del 10% dal 2030 (prima era del 20%) e del 40% dal 2040 (prima era del 75%).
  • Bevande alcoliche e analcoliche. Esclusi vino e liquori, i target sono del 10% entro il 2030 (dal 20% nella prima bozza) e del 25% entro il 2040 (dal 75%). 
  • Imballaggi dell’e-commerce. Vengono abbassati anche gli obiettivi: dovranno avere il 10% di imballaggi riutilizzabili entro il 2030 e il 50% entro il 2040, mentre nella bozza della discordia erano rispettivamente al 20% e dall’80%.
  • Riciclo. Dal 2030 gli imballaggi dovranno essere tutti riciclabili. Il testo finale, così come già la prima bozza, rivede al rialzo gli obiettivi rispetto alle attuali norme. Gli obiettivi di riciclo degli imballaggi indicati dal regolamento confermano quelli vigenti: per tutti gli imballaggi 65% da 2025, 70% dal 2030; legno: 25% e poi 30% al 2030; plastica 50% al 2025 e 55% al 2030; alluminio 50% al 2025 e 60% al 2030; vetro 70% e poi 75%; carta e cartone 75% e 85%.
  • Etichettatura ambientale. Viene introdotta con alcune indicazioni obbligatorie e altre volontarie, come quelle sul contenuto di riciclato. Parliamo dell'uso di pittogrammi per indicare la possibilità di riutilizzare i contenitori che aiuti i consumatori a fare scelte informate. 
  • Plastiche monouso. Attualmente la direttiva prevede un contenuto minimo di materiale riciclato (al 30%) solo per le bottiglie in Pet. La prima bozza estendeva i settori e alzava le percentuali, ma già nell’ultima versione i target al 2030 sono stati abbassati.
  • Contenuto riciclato. Il testo definitivo prevede che si arrivi al 35% di contenuto riciclato per tutti gli imballaggi in materiale plastico, mentre nella prima bozza l’obiettivo era del 45%, e del 30% per le bottiglie monouso (50% nella prima bozza). Per gli imballaggi in plastica sensibili al contatto, la prima bozza prevedeva al 2030 il 25%. Adesso c'è una distinzione: obbligo al 30% per gli imballaggi sensibili al contatto realizzati in Pet come componente principale e target al 10%, invece, per tutti gli altri imballaggi sensibili al contatto. 

In questo segmento, fanno eccezione le bottiglie per bevande in plastica monouso, realizzate con materiali plastici diversi dal Pet per cui si applica l’obbligo del 30%, come per tutte le bottiglie in plastica monouso per bevande. Al 2040 gli obiettivi rimangono del 65% per tutti gli imballaggi (comprese le bottiglie in plastica monouso per bevande) e del 50% per gli imballaggi in plastica sensibili al contatto, fatta eccezione per le bottiglie.

  • Imballaggi biodegradabili e compostabili. In questo settore la Commissione Ue ha fatto un passo indietro rispetto alla procedente normativa spinta anche dalle critiche di European Bioplastics, l’associazione europea della filiera delle bioplastiche. Ebbene, entro due anni dall’entrata in vigore si prevede l’obbligo di essere sottoposti a trattamento di compostaggio in impianti industriali solo per bustine per il tè, cialde per il caffè, bollini adesivi apposti su frutta e verdura e sacchetti di plastica ultraleggeri, 

Scompare il divieto, che era presente nella prima bozza, di immissione sul mercato per tutte gli altri tipi di imballaggio, a condizione che questi siano riciclabili e non interferiscano con il riciclo delle altre frazioni di rifiuti. Di fatto, il regolamento prevede che i prodotti in plastica biodegradabile commercializzati in Ue abbiamo un’etichetta per mostrare quanto tempo impiegheranno a biodegradarsi, in quali circostanze e in quale ambiente.

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