Federagripesca, allarme granchio blu
Vomnole e cozze saranno protagoniste di 6 tavole su 10 a Natale: il predatore vorace, però, mette a rischio la pesca
A Natale diventano tutti pazzi per le vongole che in nome della tradizione italiana saranno le protagoniste in 6 menu su 10. I produttori, rende noto Fedagripesca-Confcooperative, sono soddisfatti per la domanda che non sembra avere battute d'arresto: il 90% del prodotto sarà consumato in Italia con prezzi alla produzione per le veraci in calo del 25% rispetto allo scorso anno.
Oltre alle vongole, anche le cozze la faranno da padrone sulle tavole degli italiani per le feste di fine anno, con l'Italia che è terzo produttore in Ue, dopo Spagna e Francia, forte dei suoi 240 impianti gestiti da 550 imprese. Un comparto dove eccelle il Consorzio di tutela della Cozza di Scardovari Dop che, in collaborazione con Fondazione Qualivita ed Eurofishmarket, ha messo in campo un progetto per fare percepire il valore aggiunto di questo prodotto a chef e consumatori (vedi notizia Cozza di Scardovari Dop: i risultati finali del progetto di sviluppo).
I problemi adesso riguardano l'allerta granchio blu. Parecchi allevatori, infatti, lamentano vere e proprie razzie negli impianti del Delta del Po in Veneto e in Emilia Romagna da parte di questa specie particolarmente ghiotta di vongole e di tutti i molluschi. Il problema si fa più sentire in prossimità delle feste in vista di richiesta molto elevata, visto che le carni del granchio blu, Callinectes sapidus, sono molto apprezzate nelle cucine asiatiche e degli Stati Uniti: non a caso l'Alleanza delle cooperative pesca ha chiesto al Masaf di inserirlo tra le specie ittiche di interesse commerciale.
Una soluzione, questa dell'inserimento tra le specie di interesse commerciale, che potrebbe dare vita a una nuova filiera: il granchio blu originario dell'Atlantico, tra le cento specie più invasive del Mediterraneo, è ormai molto diffusa sulle coste italiane e grazie alle sue chele robuste e al suo carapace armato di spine, poche specie in natura sono in grado di fermarlo.
"È un nuotatore veloce, vorace, forte e distrugge le nostre reti per sottrarci il pescato e per questo lo chiamiamo cinghiale di mare -spiega Vadis Paesanti operatore e vicepresidente di Fedagripesca-Confcooperative Emilia Romagna-. Ma il granchio da minaccia per i pescatori potrebbe diventare una risorsa, visto che le sue carni sono molto apprezzate all'estero ma anche in Italia".
"La commercializzazione su ampia scala potrebbe rivelarsi l'unica arma utile a limitare i danni e anzi a farlo diventare una fonte di reddito, dando vita ad una vera e propria filiera come in altre parti del mondo -aggiunge Paesanti-. Per questo l'Alleanza delle cooperative pesca ha scritto al Masaf per chiedere di modificare il decreto ministeriale intitolato Denominazione in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale inserendovi anche il granchio blu".
EFA News - European Food Agency