A rischio la filiera del pomodoro pachino igp
Allarme del Consorzio di tutela: tonnellate di invenduto mettono in difficoltà centinaia di imprese
Sono le tonnellate di pomodoro invenduto che mettono a rischio chiusura centinaia di imprese del Pachino Igp. A lanciare l'allarme è il Consorzio di tutela del pomodoro di Pachino Igp secondo cui, tra i principali motivi del difficile momento che attraversa il prodotto, c'è il prezzo al consumatore finale. Un prezzo che, secondo il Consorzio, continua a essere molto elevato malgrado "i prezzi decisamente irrisori proposti ai produttori per acquistare il prodotto, talvolta addirittura inferiori al costo di produzione".
"Molti produttori rischiano la chiusura se non si interviene in modo deciso e concreto per cambiare la situazione -spiega il presidente del Consorzio, Sebastiano Fortunato-. Abbiamo tonnellate e tonnellate di pomodori rimasti sulle piante e pochissimi ordini da parte della grande distribuzione. Con questo inverno così atipico, in cui si rilevano temperature di addirittura 22 gradi, il prodotto matura velocemente e deve essere raccolto, ma senza acquirenti andrà in gran parte perduto".
"Facciamo appello al nuovo Governo -aggiunge Fortunato- che tanta sensibilità e attenzione ha mostrato verso le istanze del made in Italy, affinché ci aiuti a superare questa drammatica situazione, al fine di scongiurare la chiusura di centinaia di imprese siciliane che vivono esclusivamente sulla produzione del pomodoro".
"Ci sono limiti precisi che regolano il prezzo minimo di acquisto del prodotto, ma quasi mai vengono rispettati -prosegue il presidente del Consorzio del pachino- ignorando in nome del profitto i sacrifici, la dedizione e la fatica dei tanti produttori locali che fanno ogni giorno sforzi enormi per portare sulle tavole degli italiani un prodotto unico, tra i più conosciuti e amati in tutto il mondo. A questo si aggiungono rincari energetici assolutamente inaccettabili e la concorrenza sleale del pomodoro proveniente dall'estero, dove il costo della manodopera incide sul prodotto solo per un 10% rispetto al 60% dell'Italia".
EFA News - European Food Agency