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Frutta secca: un 2023 di sfide, ombre e speranze

L'ostacolo più grande per il comparto italiano di nocciole, noci, mandorle e pinoli è la concorrenza estera

Un settore in cui, per il 2023, la partita si annuncia complessa è quello della frutta secca. Come rileva il sito Myfruit.it, il forte rincaro delle materie prime, dei carburanti, dei concimi, dell'energia elettrica e di altre risorse, assieme al contesto climatico particolarmente avverso (si pensi alla gelata tardiva del 2021) incidono tutti negativamente in questo comparto alimentare.

"A partire dalle nocciole, di cui l’Italia è il secondo produttore mondiale - si legge nel sito - il problema principale dell’annata in corso non è rappresentato solo dai prezzi, più bassi rispetto allo scorso anno (in un contesto globale, appunto, fatto di aumenti e rincari), ma anche da un fenomeno che si sta sempre più facendo strada nella Tuscia, una delle regioni a maggiore vocazione corilicola di tutta la Penisola. Sono infatti sempre più i corileti e i terreni in vendita, sintomo di un comparto in sofferenza".

Diversi produttori di nocciole stanno valutando seriamente se proseguire o meno nel settore, tuttavia in alcune aree del Nord e Centro Italia, si stanno mettendo a dimora nuovi impianti, nella prospettiva di una domanda globale che verosimilmente continuerà a salire.

Chi investe sulla nocciola ha davanti due strade: o stipulare contratti di filiera a lungo termine (si pensi al progetto Nocciola Italia di Ferrero), o investire sulla qualità e sulla trasformazione del proprio prodotto. Si tratterebbe degli unici veri assi nella manica rispetto alla concorrenza con la Turchia che copre da sola quasi il 70% della produzione mondiale.

Per quanto riguarda le noci la campagna 2022 è stata "sostanzialmente positiva", ma, anche qui si registra un'acerrima concorrenza, quella californiana. Le castagne, invece, hanno visto crollare i loro prezzi (anche a causa della sovrabbondanza di prodotto e al caldo anomalo) e la campagna commerciale ha perso un mese. Gli ibridi provenienti dall'oriente sono poco apprezzati, pertanto la ricerca della genuinità dovrebbe giocare a favore di questo prodotto. 

Un'inversione di tendenza nella domanda si registra sul fronte dei pinoli, penalizzati tuttavia dal calo dei prezzi e dalla forte concorrenza. Va bene, invece, il pistacchio, con buone prospettive per il Bronte Dop e per la casa del Pistacchio di Raffadali Dop. Un discorso a parte, infine, andrebbe riservato alla mandorla, che ancora soffre del crollo post-pandemico della confetteria e della concorrenza di prezzo californiana.

In conclusione, dunque, il rendimento della frutta secca italiana nel 2023, molto dipenderà dai costi di produzione e dalle politiche di prezzo. Se si vuol parlare seriamente di ripresa, servono, però, interventi urgenti e innovazione.

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EFA News - European Food Agency
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