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La logistica europea rischia il collasso

Astag: impossibile contenere sotto quota 650.000 i transiti dei tir dalla Svizzera senza sinergia con la ferrovia


Arriva dalla Svizzera il rischio di un collasso del sistema di trasporto delle merci, di quelle agroalimentari in primis, che coinvolga anche l'Italia. Lo ha detto chiaro e tondo Reto Jaussi, segretario generale dell’associazione Astag dell’autotrasporto svizzero, all’indomani dell’apertura del centro di Giornico, in Ticino, che dovrebbe consentire di smaltire gradualmente le code che ormai costantemente bloccano l’ingresso nel tunnel del Gottardo. Secondo le informazioni, quello di Giornico entrato in funzione a dicembre, è il più grande della Svizzera e occupa 170.000 metri quadrati. 

Jaussi afferma per la prima volta in modo esplicito che l’obiettivo di contenere sotto quota 650.000 i transiti di mezzi pesanti sul territorio svizzero non potrà essere centrato: anzi, dice, l’incremento del 26% previsto per i prossimi anni porrà sotto stress tutte le infrastrutture svizzere. 

“La Svizzera difficilmente riuscirà a realizzare il sogno di uno spostamento totale del traffico merci dalla strada alla rotaia, così come previsto dalla Convenzione delle Alpi -conferma Jaussi-. Solo una realistica e pragmatica collaborazione fra le due modalità di trasporto consentirà di affrontare il previsto incremento costante nel movimento delle merci senza rischiare il blocco del sistema. Peraltro, se l’Italia sta collaborando fattivamente intervenendo sulle sue infrastrutture in connessione con quelle Svizzera, la Germania sta disattendendo tutte le promesse e sino al 2040 non realizzerà le opere infrastrutturali che si era impegnata a fare”.

“La Svizzera -aggiunge- occupa una posizione centrale, per molti aspetti scomoda, sulla direttrice europea nord-sud del traffico merci: se i Paesi confinanti, come la Germania, non rispettano neppure uno degli impegni assunti spostandoli unilateralmente di oltre 15 anni, allora i rischi di un collasso del sistema si fanno davvero concreti”.

“È l’ora di parlare chiaro e affermare onestamente che è oggi indispensabile migliorare tutta la catena di trasporto -ribadisce il rappresentante degli autotrasportatori svizzeri-. Questo significa potenziare la ferrovia ma senza indebolire la strada, rendendosi conto, al di là degli slogan, che si tratta di due vettori complementari: il traffico di transito deve passare sui binari. Ma i trasporti interni alla Svizzera, specialmente quelli brevi, dovranno sempre essere fatti su strada. Ci vogliono entrambi”.

Secondo Jaussi, per affrontare le sfide di sovraccarico che incombono sulle infrastrutture, è indispensabile “un cambio di mentalità in parlamento. Purtroppo in tanti pensano che la strada e la ferrovia stiano combattendo una battaglia tra di loro. Non è così. Noi lavoriamo molto bene con le ferrovie, entrambi abbiamo bisogno dell’altro. Non siamo antagonisti ma alleati. Dobbiamo svilupparci insieme”.

È il caso di ricordare che in Svizzera le grandi infrastrutture ferroviarie continuano a essere finanziate attraverso una tassa sui mezzi pesanti e quindi sull’autotrasporto: tassa che per il solo progetto Alptransit ha prodotto 25 miliardi di Euro di investimenti.




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