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CLARA MOSCHINI

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Grazie al caldo è boom delle olive in Trentino

La resa al 15,3% è stata favorita dal contenimento della mosca olearia, che predilige il fresco

Mentre nel Sud Italia, l'olivicoltura è in crisi, al Centro-Nord, lo spartito suona tutt'altra musica. Se è vero che, nel 2022, la produzione nazionale di olio si è ridotta del 37%, attestandosi sulle 208mila tonnellate, vi sono alcune regioni in netta controtendenza. In Trentino, ad esempio, sono state prodotte 2975 tonnellate di olive e 456 tonnellate d'olio, con una resa media del 15,3%, in crescita, quindi, rispetto al 12,7% del 2020.

A diffondere tali dati è la Fondazione Edmund Mach, che ha illustrato i numeri, in occasione della terza giornata tecnica olivicola, organizzata in collaborazione con l'Università di Verona, l'Agenzia regionale per lo sviluppo rurale del Friuli Venezia Giulia e l'Istituto agrario e forestale di Nova Gorica.

"Per il comparto olivicolo provinciale è stata un'annata caratterizzata da una prolungata siccità nei primi mesi dell’anno e da un’estate molto calda e asciutta, che però non ha compromesso la produzione in quanto quasi tutta l’area olivicola è dotata di una moderna e capillare rete di distribuzione dell’acqua irrigua", si legge in un comunicato della Fondazione.

"Fortunatamente il gran caldo ha frenato lo sviluppo della mosca olearia che in primavera era iniziato in modo molto aggressivo - prosegue la nota -. Un’attenta strategia di gestione dell’insetto ha permesso poi di contenere, senza particolari problemi, questa avversità che ha trovato il suo massimo sviluppo proprio nel periodo della raccolta".

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EFA News - European Food Agency
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