Fratelli La Bufala celebra 20 anni
Il brand napoletano è oggi a trazione tutta femminile
Vent'anni: forse pochi per un'azienda di ristorazione. La relativamente breve storia del brand Fratelli La Bufala racconta comunque un vissuto di grande intensità sul piano umano, culinario e imprenditoriale. Tutto nasce nel febbraio 2003, dall'idea di Geppy Marotta: creare un marchio che diffondesse l'eccellenza della pizza napoletana in tutto il mondo. Un sogno diventato realtà con 50 ristoranti, non solo in Italia, 1200 dipendenti, focaccerie e caffé, che hanno consolidato il nome come un simbolo della buona cucina italiana e, in particolare, partenopea.
Dopo aver aperto la sua prima pizzeria nel 1993 a Santa Monica, dieci anni più tardi Marotta decise di puntare sulla tradizione familiare e sull’identità cilentana e di realizzare l'ambizione di portare la pizza campana in giro per l’Italia e per il mondo. La scomparsa del fondatore, nel 2014, non ha arrestato l'avanzata del marchio Fratelli La Bufala a livello internazionale. La vedova Lelia Castellano, architetto e designer di ogni sede del gruppo, e le figlie hanno raccolto l'eredità di Marotta, trasformando Fratelli La Bufala in un'azienda a trazione femminile.
"In questi vent’anni la nostra azienda ha saputo non solo valorizzare un prodotto eccellente come la pizza – dichiara Francesca Marotta, figlia di Geppy e marketing executive di Fratelli La Bufala – ma anche cambiare i parametri di un settore, quello del mondo pizza, attraverso le direttrici dell’impegno sociale e dell’ecocompatibilità. La nostra azione mira a riqualificare i territori su cui insistiamo, in primis quello di Napoli, e a dare un’opportunità a giovani ragazzi che altrimenti potrebbero prendere strade senza futuro. Non solo sua maestà la pizza napoletana, insomma, vogliamo essere anche portatori di sani principi".
Al successo in termini di fatturato, Fratelli La Bufala affiancano un'impegno sociale particolarmente intenso. Nel 2010, assieme ad Antonio Franco, presidente di "Scugnizzi", Geppy Marotta lanciò un progetto di "pizzeria sociale" per i ragazzi del carcere minorile di Nisida, dando loro un'opportunità di riscatto. Per sessanta giovani detenuti si apriva la possibilità di apprendere il mestiere di pizzaiolo ed entrare nel team di Fratelli La Bufala.
Il brand partenopeo è attento anche alla sostenibilità. Lo scorso ottobre Francesco Miccoli, project civil engineer di Fratelli La Bufala, ha messo a punto il primo “Leaf Oven”, un forno a legna eco-compatibile che consente di cuocere la pizza a basso impatto ambientale, dato che non ha una canna fumaria, non produce fuliggine e dimezza i consumi della legna, il tutto nel rispetto delle tempistiche imposte dalla tradizione napoletana. Da segnalare, in questo ambito, il sostegno di Fratelli La Bufala a un'azienda della Terra dei Fuochi che coltiva basilico napoletano in idroponica e acquaponica: una tecnica che permette un risparmio idrico del 95%, rispetto all'agricoltura tradizionale.
L'anno scorso, infine, Fratelli La Bufala ha inserito nel proprio menù alcuni Presidi Slow Food locali tipicamente campani: la confettura di albicocca Pellecchiella del Monte Somma (Vesuvio), le Noci di Sorrento, la confettura di cipolla di Airola, il fagiolo dente di Morto di Acerra, il lupino gigante di Vairano.
EFA News - European Food Agency