Le merendine italiane compiono settant’anni e il loro consumo rivela statistiche sorprendenti. Correva il 1953, quando il Mottino, panettone in formato mignon si trasforma nel Buondì, imprimendo quella svolta culturale che segna l’affermazione a livello industriale di questo prodotto. Secondo una recente ricerca Bva Doxa - Unione Italiana Food le merendine sono consumate da 8 italiani su 10 (83%) e più della metà dei nostri connazionali (55%) le mangia almeno 1-2 volte a settimana.

Un prodotto che ha saputo evolversi nel tempo, anche grazie al miglioramento nutrizionale, che negli ultimi 15 anni ha portato risultati importanti. Porzioni più piccole - appena 35 g in media - ma anche riduzione dei grassi saturi (-20%), degli zuccheri (-30%) e delle calorie (-21%).

Inoltre, ogni anno vengono lanciate mediamente 8-10 nuove merendine, con 6 italiani su 10 che affermano di consumare sia le merendine classiche, sia le nuove.

Quanto alle vendite, una rilevazione Circana riferisce che nel 2022, queste ultime hanno generato un volume d’affari di circa 1,3 miliardi di euro - pari al 29% del totale dei prodotti da forno e cereali - mentre il volume delle stesse vendite si attesta a 205.073 tonnellate con una crescita del +2% rispetto all’anno precedente.

Le tipologie più vendute in valore, sono i trancini (32%) e i croissant (27%), seguiti da plumcake (9,6%) tortine (8%), sfoglie (6,3%), crostatine (5,3%), altre brioches (4,7%) e panini al latte arricchiti (4,6%).

Attualmente le merendine vanno dalle 110 kcal delle più semplici fino alle 180 kcal circa delle più ricche e coprono in media tra il 6 e il 7% della quantità di energia raccomandata ogni giorno a bambini e ragazzi, rappresentando, anche a detta dei nutrizionisti, una delle alternative valide nutrizionalmente per la merenda degli italiani.