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Direttiva emissioni: Italia sconfitta. Assocarni: “Ue poco democratica”

Il direttore generale François Tomei a EFA News: studi smentiscono la norma appena votata

Sulla proposta di direttiva per la riduzione delle emissioni industriali, l’Italia è stata sconfitta. Nonostante la ferma opposizione espressa dal governo – nelle persone dei ministri Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) e Francesco Lollobrigida (Agricoltura) – il settore bovino è stato inserito tra le attività inquinanti, quindi sostanzialmente equiparato alle industrie. Ciò è avvenuto in sede di Consiglio dei ministri Ue dell’Ambiente, grazie al compromesso accettato da Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi, che ha isolato la posizione italiana. L'iter della direttiva è ancora però nella sua fase iniziale: la prossima tappa sarà il Parlamento europeo.

Il governo si era posto in linea con le associazioni di allevatori e produttori, a partire da Assocarni (leggi notizia EFA News), il cui direttore generale François Tomei ha ribadito ad EFA News le ragioni della contrarietà, definendo “poco coerente” la norma appena votata, tanto più che “esistono già tutta una serie di norme legate alla politica agricola comunitaria che disciplinano anche gli aspetti ambientali e una serie di condizionalità, che permettono agli allevatori di percepire determinati aiuti e premi a fronte di impegni concreti in ambito ambientale”.

Assocarni ha comunque ringraziato i ministri Pichetto Fratin e Lollobrigida che hanno saputo fare fronte comune e difendere la filiera bovina italiana.

Secondo Tomei, la visione della Commissione europea è “ideologica” e “ingiustificata”, nella misura in cui “le emissioni dei bovini sono comunque non assimilabili alle emissioni provenienti da una fabbrica industriale”. A riguardo il direttore generale di Assocarni menziona uno studio dell’Accademia dei Georgofili, secondo cui “le emissioni provenienti dal metano prodotto dai bovini, in una sorta di economia circolare, ritornano nella natura e comunque rimangono in atmosfera per undici anni per poi tornare nel ciclo biogenico mentre le emissioni industriali rimangono nell’ambiente per centinaia di anni”. Senza dimenticare che “le nostre emissioni provenienti dalla zootecnia – quindi non solo dei bovini – sono di appena il 5% a fronte di un 14,5% a livello mondiale”.

Sul piano economico, ancora non è stata fatta una stima dei possibili danni per il settore dell’allevamento bovino, nel caso in cui venisse adottata una norma come quella europea sulle emissioni industriali. Tuttavia, osserva Tomei, ogni piccolo allevatore deve già sostenere mediamente “3000-4000 euro di pratiche legate a documenti legati alla certificazione ambientale”. Sembrerebbe, quindi, che vi sia una volontà di “mettere fuori gioco l’allevatore, quindi spingerlo veramente ad abbandonare questo settore già difficile e di sacrificio. Essere allevatori oggi in Italia e in Europa è un sacrificio che si trasmette di padre in figlio, è un lavoro impegnativo e difficile, quindi è ovvio che, in questo modo, se continuiamo ad accusare il settore di essere inquinante, quando in realtà produce proteine nobili per l’alimentazione dei cittadini, si finisce per scoraggiare le giovani generazioni ad intraprendere questa attività. Tutto questo si somma a troppi adempimenti, troppa carta, troppa burocrazia che gravano sulla filiera zootecnica”. Tanto più che, sottolinea ancora il direttore generale di Assocarni, “a partire da gennaio 2023, affrontiamo una politica agricola comunitaria che ha tagliato gli aiuti per il settore bovino del 50%. Ovvio che i conti non tornano più se continuiamo ad appesantire così tanto la filiera”.

François Tomei percepisce, da parte della Commissione europea, una “tattica normativa” per cui si tende a presentare “proposte irricevibili, per poi mediare” e accettare negoziazioni da parte degli Stati membri che, in questo caso possono “fingere di portare a casa un risultato, un compromesso, una miglioria rispetto alla proposta originaria della Commissione”.

“Ben venga, quindi, la posizione di chiusura del governo italiano su queste proposte, perché magari sarà anche un diniego solitario ma è anche un primo passo per far capire anche alla Commissione Europea che non si può procedere in questa maniera”, per cui, a Bruxelles “decidono le norme e le applicano”: ciò “è un sistema poco democratico”, conclude il direttore generale di Assocarni.

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EFA News - European Food Agency
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