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CLARA MOSCHINI

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Electrolux punta sull'Italia: 110 milioni per Susegana

Proposta dell'azienda alla riunione di coordinamento con i sindacati per produrre un frigorifero ogni 30 secondi

Era nell'aria da alcuni giorni e adesso, se non proprio la conferma, arriva comunque la notizia di un ulteriore passo in avanti. Come abbiamo anticipato a metà marzo, Electrolux ha intenzione di puntare sullo stabilimento italiano di Susegana come è emerso dopo l'incontro tra i vertici svedesi e il governatore veneto Luca Zaia (vedi EFA News dal titolo Treviso, Electrolux investe sullo stabilimento di Susegana). All'orizzonte ci sarebbero alcuni nuovi investimenti nello stabilimento veneto, in cambio di un aumento di produzione. 

È questa la proposta che l'azienda ha messo sul tavolo alla riunione di coordinamento con i sindacati prospettando il trasferimento in Italia di una parte dei volumi oggi appannaggio dello stabilimento ungherese di Nyíregyháza, di cui è prevista la chiusura entro fine anno (vedi EFA News dal titolo Electrolux in crisi ma l'Italia (per ora) si salva).

L’investimento si aggira attorno ai 110 milioni di Euro con l’attivazione di un'ulteriore linea e nuovi impianti in area tecnologica. L’aumento del gettito dovrebbe portare a produrre un frigorifero ogni 30 secondi, cioè 120 pezzi l'ora: a regime da Susegana dovrebbero uscire 1 milione di apparecchiature l’anno. 

La proposta è stata posta all’esame dei lavoratori che dovranno esprimersi dando mandato al sindacato sulla prosecuzione, o meno, del confronto. Se si dovesse arrivare a una conclusione positiva della trattativa, quello su Susegana (sommando 110 milioni attuali a quelli richiesti dalla nuova fabbrica Genesi) sarà il maggiore investimento sul settore del freddo mai realizzato in Italia. Oltre un centinaio di milioni di euro sono stati destinati alla fabbrica di Solaro (Milano).

Intanto in Ungheria l'impianto di Nyíregyháza (650 dipendenti) è stato chiuso e le produzioni sono state concentrate su Jászberény. L’esternalizzazione dei frigoriferi free standing è già da tempo iniziata, così come con i congelatori che dal 2020 non vengono più prodotti direttamente in Ungheria. Secondo il piano globale presentato a marzo c’è il rischio che anche l’altro stabilimento ungherese di Jászberény possa essere dismesso nel prossimo quadriennio: meno di cinque anni fa erano occupati nella fabbrica circa 3.500 lavoratori di cui 2.300 diretti.

fc - 30400

EFA News - European Food Agency
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