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CLARA MOSCHINI

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La Francia studia il vaccino contro la peste suina

Un laboratorio dell'Agenzia per l'alimentazione ha reso inattivo il ceppo virale che circola in Ue

La Francia vede risultati "promettenti" nella ricerca sul vaccino contro la Psa, la peste suina africana. A cantare (quasi) vittoria è il laboratorio Ploufragan-Plouzané-Niort dell'Anses, l'Agenzia francese per l'alimentazione, l'ambiente e la salute e la sicurezza sul lavoro il quale ha dichiarato che la ricerca sta "aprendo la strada a un mezzo efficace per combattere questa malattia".

L'unità di virologia e immunologia suina ha reso inattivo il ceppo virale Georgia 2007/1 che circola nell'Ue. Durante il monitoraggio degli effetti di questa inattivazione termica, hanno individuato un ceppo attenuato, derivato da quello della Georgia, che però causava solo una leggera febbre negli animali infetti, mentre l'infezione con il ceppo della Georgia è normalmente fatale nel 100% dei casi.

Il team ha condotto una serie di studi con questo ceppo attenuato e ha confermato che la maggior parte dei suini inoculati per via intramuscolare o oronasale con questo virus mostrava solo sintomi lievi. "La vaccinazione intramuscolare è il metodo più comunemente utilizzato negli allevamenti -spiega Marie-Frédérique Le Potier, responsabile dell'Unità Vip, Pig virology and immunology del laboratorio-. La vaccinazione orale potrebbe essere utilizzata per vaccinare i cinghiali utilizzando un'esca. Questo metodo è stato utilizzato per la peste suina classica nei primi anni 2000 e ha sradicato la malattia dalle aree della Francia in cui era presente. Per questo motivo abbiamo testato entrambe le vie di somministrazione fin dall'inizio".

Un altro risultato promettente è che i suini infetti mostrano di sviluppare già due settimane dopo la vaccinazione una risposta immunitaria che permette loro di resistere all'infezione con il virus della Psa, senza mostrare alcun sintomo. 

Non solo. Gli scienziati dell'Anses hanno continuato a lavorare sul ceppo attenuato affinché potesse moltiplicarsi in linee cellulari prodotte in vitro e non in cellule che dovessero essere prelevate dai suini, come era stato fatto inizialmente. Questo passo è stato un successo e ha fatto emergere la possibilità di produrre il vaccino su larga scala. Gli studi sono ancora in corso, in particolare per garantire che questo ceppo attenuato non possa essere trasmesso da un animale all'altro o diventare nuovamente virulento. Gli scienziati valuteranno anche la capacità di un vaccino che possa impedire agli animali vaccinati e poi esposti al virus patogeno della Psa di ritrasmettere il virus.

Il vaccino sviluppato dagli scienziati dell'Anses ha il vantaggio di non essere prodotto mediante manipolazione genetica, cosa che rende più facile autorizzarne l'uso in natura: i cinghiali potrebbero essere il primo target del vaccino in Europa occidentale, visto che parliamo della specie più colpita dalla peste suina e che la presenza del virus nella fauna selvatica costituisce un rischio per gli allevamenti di suini.

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EFA News - European Food Agency
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