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CLARA MOSCHINI

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I rischi climatici saranno fatali all'industria mondiale del pollame

I costi del cambiamento climatico faranno crollare di 23,7 mld USD gli utili della zootecnia

I rischi climatici potrebbero trasformare i profitti dall'allevamento del pollame in perdite entro il 2030. Lo sostiene il Climate risk tool della Fairr, la Farm animal investment risk and returns initiative americana, una rete di investitori che mira a inserire l'allevamento industriale nell'agenda ambientale, sociale e di governance. Secondo gli ultimi dati Fairr, infatti, i costi legati al cambiamento climatico comporteranno entro il 2030 una diminuzione di 23,7 miliardi di dollari degli utili per le 40 maggiori aziende zootecniche, spingendo la metà di queste aziende a subire perdite operative nette.

In particolare, lo strumento ha previsto perdite nette complessive dello 0,9% per Tyson Foods, il più grande produttore di pollame negli Stati Uniti, del 13,1% per Cal-Maine il maggior produttore di uova negli Stati Uniti e dello 0,3% per la brasiliana JBS, la più grande azienda di lavorazione della carne del mondo.

Le aziende zootecniche nordamericane, secondo i dati della Fairr, potrebbero essere le più colpite, con una riduzione media dei margini di profitto dell'11%: l'aumento dei prezzi dei mangimi e le previste tasse sulle emissioni di anidride carbonica determineranno la maggior parte dell'aumento dei costi climatici per il bestiame nel 2030. Secondo Fairr, le aziende zootecniche devono migliorare le loro strategie di mitigazione e adattamento al clima per mantenere i profitti.

"Queste cifre evidenziano l'urgente necessità per le aziende produttrici di carne di adattarsi rapidamente o di accettare di pagarne il prezzo finanziario: gli investitori, infatti, non sono più disposti a sostenere il rischio finanziario di investire in queste imprese", spiega Jeremy Coller, presidente e fondatore dell'Iniziativa Fairr e chief investment officer di Coller Capital, uno dei maggiori investitori globali nel mercato secondario del private equity.

Proprio per evitare questi rischi è nata la Fairr initiative che, spiega Coller, è composta da "una rete di investitori collaborativi che sensibilizza sui rischi e sulle opportunità ambientali, sociali e di governance derivanti dalla produzione zootecnica intensiva".

"Poiché gli investitori iniziano a tenere conto del rischio climatico nelle loro valutazioni a lungo termine delle aziende zootecniche -conclude Collar-, il fascino degli investimenti in carne e latticini potrebbe avvicinarsi a una data di scadenza, a meno che le aziende non intervengano per affrontare il rischio climatico".

Nel complesso, lo strumento prevede che le 40 maggiori aziende zootecniche dovranno affrontare una riduzione media degli utili del 7% nel 2030 rispetto ai livelli del 2030, per un totale di 23,7 miliardi di dollari: questa riduzione dei profitti significa che la metà delle aziende opererà in perdita. 

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EFA News - European Food Agency
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