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Retail. Confimprese: 2400 aperture all'estero da inizio 2023

Resca: "In Europa e nel mondo permane l’interesse per i prodotti iconici del Made in Italy"

Il quadro che emerge dall’annuale rilevazione del Centro studi retail Confimprese in collaborazione con Global Strategy sull’internazionalizzazione delle aziende italiane e sui piani di sviluppo stimati per l’anno in corso è positivo. Nel corso del 2023 le aziende associate prevedono una buona dinamicità nella gestione della rete commerciale, trasversale su tutti i macrosettori, con un numero di aperture di nuovi punti vendita stimato in 2400 di cui 1390 diretti e 750 in franchising, a fronte di 260 punti vendita chiusi.

Ancora marginale ma in crescita la formula del master franchising, in particolare modo per quanto riguarda i settori di abbigliamento-accessori e ristorazione. Per circa l’81% delle aziende le strategie di nuove aperture estere nel 2023 risentono dell’attuale situazione di contesto socio-economico. A pensarlo è la totalità del settore altro retail, l’84% di abbigliamento-accessori e il 66% della ristorazione. 

Il settore con le migliori prospettive di sviluppo è altro retail, seguito dalla ristorazione. Più limitate le stime su abbigliamento-accessori. "Le stime per il 2023 – commenta Mario Resca, presidente Confimprese – fotografano un’Italia che cresce e che punta all’estero come mercato di sbocco per conquistare quote di mercato in Europa e nel resto del mondo, dove permane l’interesse per i prodotti iconici del made in Italy. Apprezziamo che i prestiti Sace siano stati prolungati fino a dicembre 2023 per permettere alle imprese di ottenere liquidità in tempi brevi garantendo continuità alla loro operatività. È importante l’azione di supporto del nostro sistema Paese per rispondere all’urgenza del momento e rafforzare il posizionamento strategico del made in Italy sui mercati di domani".

Quanto alle motivazioni che portano alla chiusura di punti vendita, risultano principalmente dettate da processi di razionalizzazione della rete già in corso e dalla riduzione dei ricavi nei Paesi esteri, indicate dalla metà dei rispondenti. Solo il 17% indica l’eccessiva onerosità dei contatti d’affitto e la scadenza del contratto con il franchisee.

Rispetto alle rilevazioni degli anni precedenti, l’Europa torna al centro delle strategie di sviluppo internazionale, conseguenza diretta della pandemia che ha costretto le aziende a rivedere i proprio piani di crescita sui mercati esteri. Non sorprende, dunque, che la Francia sia la meta prescelta dal 50% delle aziende, seguita dal 42% di retailer che indica altro Paese Ue composto da Grecia, Spagna, Polonia e Balcani. Al di fuori dei confini europei, il 33% delle aperture è previsto nei Paesi Arabi e il 17% in Cina.

I canali di sviluppo prioritari per le aperture indicati da tre aziende su quattro, prevalentemente di abbigliamento-accessori e altro retail sono centri commerciali, outlet, retail park. Approccio più trasversale, invece, da parte della ristorazione che prevede aperture anche nelle aree cittadine, e nel travel, stazioni, duty free, aeroporti.

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EFA News - European Food Agency
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