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Vino e salute/2. Irvas a sostegno dello studio americano

Giacosa: "Evidenze scientifiche mostrano riduzione rischio malattie cardiovascolari e diabete"

I dati emersi dallo studio americano sui flavonoidi (leggi notizia EFA News) hanno dato ragione ai ricercatori dell'Istituto per la Ricerca su Vino, Alimentazione e Salute (Irvas) che lo scorso 16 febbraio, in occasione del convegno "Bere Mediterraneo", avevano preso una posizione contraria a quella semiproibizionista irlandese (leggi notizia EFA News).

"Questi nuovi risultati - commenta Attilio Giacosa, Dipartimento di Gastroenterologia e Nutrizione Clinica del Policlinico di Monza e membro del Comitato Scientifico Irvas - evidenziano che la modifica dei comportamenti alimentari in soggetti di ambo i sessi di mezza età può influenzare favorevolmente la salute e ridurre il rischio di mortalità e che fra gli alimenti ricchi di flavonoidi alcuni possono offrire benefici più marcati rispetto ad altri. In particolare, lo studio sottolinea il ruolo marcatamente positivo del vino rosso".

“Questo studio effettuato sulla popolazione americana che solitamente non segue corretti stili alimentari conferma la posizione espressa nella nostra recente review pubblicata su Nutrients – afferma Laura di Renzo, Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università Tor Vergata di Roma e direttrice del Comitato Scientifico Irvas – secondo la quale il vino, se consumato moderatamente ai pasti che seguano una dieta mediterranea, è associato a possibili benefici per la salute. In particolare, il vino rosso grazie alla ricchezza di polifenoli riesce ad aumentare le difese antiossidanti/disintossicanti grazie all’effetto sinergico di un’ampia gamma di componenti bioattivi in grado di modulare le difese dell’organismo e proteggere dalle malattie croniche/degenerative".

"Evidenze scientifiche nazionali ed internazionali – aggiunge Giacosa – sono in linea con i risultati di questo studio e permettono di sottolineare in modo chiaro che il consumo moderato di vino in età adulta (due bicchieri al giorno per l’uomo e un bicchiere al giorno per la donna) associato al modello di alimentazione tipico dei popoli mediterranei, riduce significativamente il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, declino cognitivo e allunga la vita. In molteplici studi internazionali la relazione tra consumo di alcol e mortalità viene identificata con una curva a forma di “J”. Questa curva dimostra che bere alcolici con moderazione riduce la mortalità rispetto agli astemi (curva inferiore della “J”), mentre la mortalità aumenta drammaticamente con l’aumento del consumo di alcolici (tratto verticale della “J”).

Questa stessa curva si osserva per le malattie cardiovascolari e per i disturbi cognitivi. L’aderenza marcata al «modo moderato di bere Mediterraneo» si associa ad una riduzione della mortalità pari al 45% ("relative reduction in overall mortality") rispetto al 31% osservato quando si considera solo il consumo moderato di alcol.
 
Secondo Luigi Tonino Marsella, membro del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università di Roma Tor Vergata e presidente dell’Istituto per la Ricerca su Vino, Alimentazione e Salute, “è indubbio che gli astemi non devono iniziare a bere alcolici per ridurre il loro rischio di malattie cardiovascolari o di diabete o per ridurre la degenerazione cognitiva senile e per ridurre il rischio di mortalità, ma l’evidenza epidemiologica indica che non c’è motivo di suggerire a coloro che bevono vino con moderazione di smettere di farlo”.

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EFA News - European Food Agency
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