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CLARA MOSCHINI

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Genova, progetto per il desalinizzatore del Nord

Lo studio è stato fatto da Iren e Fisia (Webuild): costa 500 milioni

La spinta, l'ultima in ordine di tempo ce ne fosse stato bisogno, l'ha data a inizio mese la prima riunione della Cabina di regia per la crisi idrica che ha assegnato priorità ai progetti di dissalatori di acqua marina, come strumento di transizione per affrontare le fasi emergenza delle crisi idriche che potranno verificarsi e che sembrano all'ordine del giorno nel futuro delle nostre città (vedi EFA News). Il sindaco di Genova, Marco Bucci, conferma di avere pronto il progetto per il primo desalinizzatore italiano. "Abbiamo un progetto che è già stato presentato al ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida e al suo capo di gabinetto Giacomo Aiello", spiega a Efanews Bucci.

Il progetto c'è già, insomma. "È uno studio fato da due aziende -spiega Bucci-: Iren, nostra partecipata e Fisia, che è l'azienda genovese che si occupa di desalinizzazione". Fisia è l'azienda del gruppo Webuild (quello che ha costruito il ponte di Genova San Giorgio, per intenderci) specializzata nella costruzione di impianti di dissalazione tramite fonti rinnovabili e di trattamento acque. Si occupa della gestione tecnologica e ingegneristica, progettazione, approvvigionamento, costruzione, messa in funzione e manutenzione degli impianti sono i principali servizi forniti. La società opera in diverse aree del mondo e principalmente in Asia, Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Turchia.

"Abbiamo già parlato col ministro, abbiamo pronto il progetto aspettiamo il varo del decreto e siamo pronti per collaborare -aggiunge Bucci-. Il progetto consiste nel mettere in rete tutta l'acqua depurata che oggi va a finire in mare dai depuratori dell'acquedotto: parliamo di circa 50 milioni di metri cubi l'anno. Questi 50 milioni di metri cubi di acqua dolce e non salata che esce dai depuratori, possono essere trasferiti via pompaggio sulle vecchie tubature che erano previste per gli idrocarburi e arrivare fino in Pianura padana. Le tubature sono già esistenti". 

"Un discorso importante -specifica il sindaco- è che noi abbiamo già le tubature in loco: sono quelle di Multedo porto petroli, nella zona di ponente della città. Oggi più della metà di questo impianto non viene più utilizzate perché non ci sono più i volumi degli anni '70 e degli anni '80. Il desalinizzatore, invece, sarà posizionato nelle aree ex Ilva, a Cornigliano. Lì, l'acqua ha una salinità inferiore, è vero, ma importante è, soprattutto, che proprio lì c'è l'area disponibile". 

"A questa quantità possiamo aggiungere un analogo volume, ossia altri 50 milioni di metri cubi di acqua di mare desalinizzata -spiega ancora Bucci-. In questo modo avremo 100 milioni di metri cubi a un costo molto inferiore rispetto a quello dell'acqua desalinizzata: questo perché mischiamo due fonti diverse di acqua, cosa che ci consente di dare 100 milioni di metri cubi alla Pianura padana, una quantità equivalente, in pratica, a servire a una città come Milano. Ovviamente -sottolinea Bucci- quest'acqua non è per uso potabile ma è per uso industriale e agricolo, un utilizzo che oggi rappresenta l'80% dell'uso comune dell'acqua".

Chi la paga quest'acqua? "Se lo Stato fa l'investimento ha diritto poi a fare quello che vuole con questi soldi -risponde Bucci-. Noi siamo disposti a collaborare perché riteniamo la tecnologia molto importante e anche perché queste cose si possono fare solo dove c'è il mare. Quindi in una zona come la nostra, a Genova. Ciò non toglie che impianti come questo possano poi essere costruiti in tutte le aree costiere: se ne può fare uno a Ravenna un altro in Veneto o in Toscana". 

I costi? "Portare l'acqua all'uscita dei depuratori costa relativamente poco, dai 50 ai 100 milioni di Euro -spiega-. Aggiungendo il desalinizzatore sono altri 400 milioni: in totale viene a costare circa 500 milioni di Euro. Teniamo presente -sottolinea il primo cittadino di Genova- che le tecnologie che utilizzeremo sono le migliori al mondo, quelle che oggi sono utilizzate in Israele e nei paesi arabi, che sono i campioni per quanto riguarda la desalinizzazione. Quindi, anche i costi di gestione, una volta creato l'impianto sarebbero estremamente bassi. Soprattutto c'è il fatto che riciclando tutta l'acqua che oggi esce dai depuratori possiamo praticamente parlare di costo zero: il costo è soltanto quello del pompaggio verso la pianura padana". 

"Chi farà i lavori? Lo deciderà il Governo -risponde Bucci-. Ci saranno bandi di gara se l'esecutivo finanzierà l'opera, ma stiamo chiedendo anche la possibilità di avere il ppt, ossia un project financing con un partenariato pubblico privato". 

Potremmo rivedere l'accoppiata Bucci-Webuild come ai tempi del pointe di San Giorgio? "Webuild? Nel caso in cui ci fosse un bando o ppt loro potrebbero entrare. Ma non è una decisione che spetta al sindaco", conclude Bucci.


 

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