Coldiretti lancia la "spesa made in Emilia Romagna"
L'iniziativa presentata in piazza San Pietro per salvare 21 mila imprese agricole
La ripresa delle attività di vendita dei prodotti agroalimentari romagnoli è un primo passo importante per salvare circa 21 mila imprese agricole che alimentano un indotto rilevante nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione alimentare. È quanto emerge da un'analisi di Coldiretti a circa un mese dal disastro: il report è stato reso pubblico sabato scorso in occasione del “World meeting of human fraternity”, ispirato all’Enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco. Curato dalla fondazione “Fratelli tutti” in collaborazione con Campagna Amica della Romagna alluvionata, è stato divulgato a San Pietro dove l'organizzazione ha dato appuntamento mostrando le specialità salvate dal disastro.
“Occorre tagliare la burocrazia e i tempi per fare arrivare il più in fretta possibile gli aiuti alle famiglie e alle imprese e sostenere la voglia di ricominciare di una popolazione che sta stupendo il mondo per la sua grande forza -sottolinea il presidente Ettore Prandini-. Acquistare prodotti agricoli e alimentari provenienti dalle zone alluvionate è il miglior modo per aiutare concretamente la popolazione facendo ripartire l’economia e l’occupazione dei territori colpiti”. Per questo Coldiretti ha avviato l’iniziativa di solidarietà “Salviamo le nostre campagne” grazie alla quale sarà possibile sostenere le aziende agricole colpite con un versamento sull’Iban IT 55 U 02008 02480 000106765286, intestato a Federazione regionale Coldiretti Emilia Romagna con causale Alluvione Emilia Romagna 2023.
"Si tratta di far tornare a vivere un territorio di circa 300 mila ettari di superficie agricola dei quali oltre 25 mila ettari di frutteti con nell’ordine pesche e nettarine, kiwi, albicocche, susine, pere, kaki, ciliegi e castagni -sottolinea Coldiretti in un comunicato-. In altre zone sono 25 mila gli ettari sono piantati vigneti ma ci sono anche migliaia di ettari coltivati a orticole come patate, pomodoro, cipolla e altro anche per la produzione di sementi".
"Oltre 60 mila ettari -aggiunge Coldiretti- sono coltivati a grano duro per la pasta, grano tenero per il pane, orzo, sorgo e mais. Su altri 7 mila ettari si estendono le coltivazioni di girasole, colza e soia mentre oltre 40 mila ettari sono coltivati ad erba medica per l’alimentazione animale. È preoccupante la situazione anche degli allevamenti con 250 mila fra bovini, maiali, pecore, capre, polli, galline da uova e tacchini e migliaia di animali morti e affogati".
L’acqua ha lasciato il posto nei campi coltivati a un fitto strato di limo e sabbia con il terreno che, rende noto l'organizzazione, "sembra pietrificato da una crosta impermeabile che rende impossibili gli scambi gassosi fondamentali per le radici e la vita delle piante".
I raccolti annuali sono andati perduti ma per frutteti e vigneti l’asfissia radicale uccide le piante con la perdita di produzione per i prossimi quattro o cinque anni.
"L’alluvione -ricorda Coldiretti- ha devastato aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna pari a circa 1,5 miliardi di Euro all’anno che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso".
Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali con frane nelle aziende e lungo le strade.
"A pesare -prosegue la nota- c’è anche il fenomeno del dissesto idrogeologico con oltre 30 mila persone che vivono in aree a rischio frane tra Ravenna, Rimini e Forli Cesena, assieme a più di duemila unità locali di imprese, secondo l’ultimo rapporto Ispra. Sono centinaia le aziende agricole che rischiano di scomparire con terreni letteralmente ingoiati da frane. voragini e smottamenti". E a preoccupare sono anche i danni alle infrastrutture con strade interrotte e ponti abbattuti con difficoltà a garantire cura agli animali isolati per le interruzioni nel sistema viario ma anche la commercializzazione dei prodotti scampati al disastro.
Nelle aree collinari sono crollati terreni coltivati a seminativo, erba medica, intere vigne e boschi di castagno ma preoccupa anche la situazione degli allevamenti con gli animali, ai quali va garantita acqua e alimentazione ma anche la quotidiana mungitura del latte e il suo trasporto. "In pericolo -secondo Coldiretti- è l’importante azione di recupero delle razze storiche da parte degli allevatori, dalle pecore alle capre, dal maiale di Mora Romagnola ai bovini di razza Romagnola, che nel passato avevano rischiato l’estinzione".
EFA News - European Food Agency