"Gluten free tech": italiani più fiduciosi nelle biotecnologie
Un'indagine Enea svela che il 66% mangerebbe prodotti di laboratorio
Il 65% degli italiani assaggerebbe prodotti senza glutine ottenuti tramite biotecnologie, mentre il 57% sarebbe disposto a farlo a un prezzo superiore a quello di mercato. Sono alcuni dei dati che emergono da uno studio Enea, realizzato per verificare le possibilità di uno sviluppo delle biotecnologie per prodotti adatti ai celiaci.
“Con il nostro studio abbiamo indagato la consapevolezza e l’accettazione dell’uso delle biotecnologie avanzate da parte dei consumatori e abbiamo valutato il loro grado di conoscenza della celiachia e la propensione all’acquisto di prodotti innovativi con glutine detossificato. Abbiamo poi confrontato i nostri risultati con i dati di studi simili in letteratura come quello di Bucchi and Neresini del 2004”, spiega la responsabile dello studio Paola Sangiorgio, ricercatrice del Laboratorio Enea di Bioprodotti e bioprocessi.
“I nostri risultati mostrano che in vent’anni l’opinione dei consumatori è effettivamente cambiata. Il 52% degli intervistati all’epoca - prosegue Sangiorgio - dichiarò questi usi moralmente inaccettabili, mentre oggi sono considerati accettabili e utili. Tuttavia, la percezione del rischio associato alle biotecnologie rimane la stessa nel 2020, anno del nostro studio, come nel 2003”.
A differenza di quanto era emerso nell'indagine di vent'anni fa, “i nostri ultimi risultati testimoniano che i consumatori nel 2020 si fidano sia di scienziati che di autorità, fenomeno quest’ultimo legato allo specifico periodo di emergenza sanitaria caratterizzato da forte cooperazione tra scienza e politica”, sottolinea ancora la ricercatrice Enea.
“Un altro aspetto di rilievo riguarda la grande importanza di una corretta comunicazione dei risultati scientifici che possa fare da ‘argine’ alla proliferazione e diffusione di notizie che spesso alterano la realtà e ne danno un’immagine parziale o distorta. Questo a causa di una diffusione sempre maggiore di informazioni provenienti da fonti diverse e dal fondamento spesso non verificabile”, conclude Sangiorgio.
EFA News - European Food Agency