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Electrolux, le tute blu chidono di "difendere Porcia"

Il sindacato: "la preoccupazione che si vive in fabbrica è questa: finita la cassa ordinaria che cosa ci attende?"

C'è grande preoccupazione tra i lavoratori e le lavoratrici dello stabilimento Electrolux di Porcia rispetto all’andamento di questa fabbrica leader del gruppo nella produzione di lavatrici. La scelta di organizzare venerdì scorso 7 luglio davanti alla portineria nord di Porcia l’unica manifestazione provinciale in occasione dello sciopero dei metalmeccanici (vedi EFA News). La preoccupazione è ben presente dentro la fabbrica, "poco percepita dalla politica, che spesso sente solo la voce dell’azienda", dicno i sindacati.

"Qui -ha ricordato dal palco il segretario Uilm Roberto Zaami riportato da Nordest Economia- tra il 2013 e il 2014 è stata portata avanti e vinta una battaglia storica in difesa di fabbrica e posti di lavoro, diretti e indiretti. E se siamo qui -prosegue. insieme ai nazionali di Fim e Fiom, Valerio Dalò e Claudia Ferri- è perché abbiamo raccolto la richiesta che i lavoratori di Porcia ci hanno rivolto. E non per addensare nubi inesistenti".

"È necessario rilanciare l’industria, creare nuova occupazione, creare un lavoro più giusto è più equo, soprattutto al tempo delle transizioni che non vanno subite, ma vanno governate, perché diventino vere e proprie opportunità", rimarcano i sindacalisti che rivendicano la necessità di politiche industriali, tavoli veri di settore (tra cui quello dedicato ad Electrolux), l’uso delle risorse anche del Pnrr per lo sviluppo del settore metalmeccanico, non dimenticando una riforma degli ammortizzatori sociali perché diventino strumenti utili sia per agevolare la transizione energetica, sia per consentire percorsi formativi mirati alla riqualificazione dei lavoratori.

L’elettrodomestico è in contrazione ovunque, e all’interno del settore nella galassia Electrolux, la fabbrica di Porcia è tra quelle che stanno pagando lo scotto più pesante: dopo il boom della seconda parte del 2020, la carenza di componenti e materie prime ha immediatamente impattato sullo stabilimento, azzerando anche il piano di nuove assunzioni. Una situazione che ha imposto fermi alla produzione e impossibilità di rispondere alla domanda. 

A questo è seguita la frenata del mercato, tuttora in corso e che non dà segni di ripresa. Da qui il ricorso alla cassa integrazione e l’erosione di quel “tesoretto” di 52 settimane a disposizione dell’azienda, oggi scese a 12, e che si ridurranno a 3 una volta detratte le 9 settimane che Electrolux ha chiesto per il periodo luglio-ottobre.

"La preoccupazione che si vive in fabbrica è proprio questa: finita la cassa ordinaria che cosa ci attende se i volumi, oggi stimati in 650 mila pezzi a fine anno contro i 750 mila definiti nell’accordo del 2014, non risaliranno? Che cosa intende fare l’azienda?", chiede Gabriele Santarossa della Uilm-. IL progetto dei lavoratori è chiaro: coinvolgere tutte le istituzioni per far sì che si faccia chiarezza".

"Segnali di una ripresa del mercato per la seconda parte non se ne vedono -conferma Walter Zoccolan: sindacalista interno a Electrolux per Cgil-. Per cui, una volta esaurita la cassa ordinaria, il rischio è che si aprano scenari diversi per tutelare i posti di lavoro". 

Addirittura, la vicenda Elòectrolux sta portando una ventata di pericolosi disaccordi con altre fabbriche. La ventilata ma (pare) naufragata, operazione Midea (vedi EFA News), per esempio, mette in luce pareri discordanti tra la stessa Electoluz e la pordenonese Nidec, fabbrica di componentistrica per elettromestici. "Non è detto che si trattasse di un'operazione negativa. In tutti i casi venderemo cara la pelle con il sostegno di tutti i soggetti del territorio", chiosa Zoccolan riferendosi alla ritirata dei cinesi.

Di parere opposto la valutazione del sindacato sull’acquisizione di Electrolux da parte di Midea per chi lavora per la componentistica come Nidec, appunto, che ha il proprio quartier generale in Comina, ex stabilimento della Sole Zanussi (vedi EFA News). "Midea -spiega Rosanna Botton- è un gruppo verticalizzato che al suo interno ha anche i motori per l’elettrodomestico, e quindi questa fabbrica, l’unica rimasta in Europa a produrre motori, sarebbe destinata a chiudere. Abbiamo già fatto tanti sacrifici per questa fabbrica ora tocca all’azienda farli".

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EFA News - European Food Agency
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