Intesa Ue-Cile. Assolatte: "Riconoscimento Ig opportunità per Made in Italy caseario"
Va verso la ratifica l'accordo sul latte concluso a fine 2022. Tutelati 12 grandi formaggi nostrani
L'accordo “2.0” tra Unione Europea e Cile, concluso a fine 2022, fa un passo avanti verso la ratifica e l’ufficiale entrata in vigore. Il testo dell’accordo è ora al vaglio del Consiglio, e, ottenuto il via libera, l’Ue firmerà. La successiva ratifica del Parlamento Europeo e di quello cileno sarà sufficiente all’entrata in vigore almeno dei capitoli più strettamente commerciali dell’intesa, mentre per gli altri si dovrà attendere la ratifica anche dei parlamenti degli Stati Membri.
Con il nuovo accordo, informa Assolatte, cresce il grado di apertura del mercato cileno ai formaggi Ue. Il Cile concederà inizialmente l’ingresso a dazio zero a un contingente caseario di 2.850 tonnellate; questi volumi saliranno gradualmente fino a raggiungere, nel sesto anno di applicazione dell’accordo, le 3.300 tonnellate. “Forse si poteva cercare di ottenere di più, essendo partecipi del contingente ben 27 Paesi Membri – commenta Paolo Zanetti, presidente Assolatte – ma va anche evidenziato che dal settimo anno il dazio sarà nullo senza più limitazioni quantitative”.
Il Cile ha una forte domanda di prodotti esteri perché la produzione locale copre solo il 60% dei consumi di formaggi. Tra i fornitori caseari sono ben radicati Argentina, Messico, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Ma anche alcuni dei nostri competitor più prossimi si sono ritagliati negli anni degli spazi interessanti: Olanda e Germania hanno esportato nel 2022 rispettive 5.600 e 4.800 tonnellate. I volumi italiani, pari a 433 tonnellate, sono invece decisamente più contenuti. “Siamo comunque sicuri di poter aggiungere il Cile alla lista dei mercati emergenti più interessanti - commenta Zanetti – perché i fattori del successo del Made in Italy caseario sono riconosciuti a livello internazionale”.
Qualità, storia, identità, sostenibilità, varietà sono gli elementi distintivi dei formaggi italiani. Un rilevante aiuto all’export verrà anche dal Protocollo sulle Indicazioni Geografiche, la grande novità di questo accordo. Se la prima intesa del 2003 ha riguardato solo le denominazioni vinicole, sottolinea Assolatte, quella l’attuale estende il riconoscimento e la tutela anche al food inglobando 12 grandi formaggi italiani: Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Montasio, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana, Ragusano e Taleggio.
“Il capitolo Ig è un risultato senz’altro importante soprattutto perché ottenuto in una regione, quella americana, in cui il tema delle denominazioni è da sempre delicato e oggetto di forti contrapposizioni", conclude Zanetti.
EFA News - European Food Agency