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Electrolux pronta a cedere Zanussi e Zoppas

La domanda è sempre in calo e la multinazionale svedese pensa alla vendita dei due brand storici italiani

Secondo trimestre 2023 in negativo per Electrolux che mostra un calo delle vendite dell’8,4% mentre sul fronte ricavi la flessione è stata più modesta: -3%, a 2,84 miliardi di euro. Quel che è peggio è che la multinazionale svedese prevede che questo trend proseguirà ancora. Per questo pensa alla vendita di brand come Zanussi e Zoppas -che rappresentano una parte della storia industriale italiana-, insieme a Ideal, Faure, Zanker, Rosenlew, Elektro-Helios per l’elettrodomestico, e Olympic Electric e Kwikot per gli scaldabagni, oltre agli impianti di produzione in Egitto (per il “bianco”) e a quelli di scaldabagni in Egitto e Sud Africa. 

In vendita anche gli immobili in cui la produzione è cessata (è il caso di Memphis, negli Usa) o cesserà a breve (la fabbrica ungherese di Nyiregyhaza). Il valore stimato complessivo delle attività in cessione è di circa 10 miliardi di corone svedesi pari a oltre 860 milioni di Euro.

"Dopo lo spin-off del business professionale, cioè Electrolux Professional, dal 2020 società indipendente, il nostro focus è sull'innovazione sostenibile -spiega il ceo di Electrolux Jonas Samuelson-. La strategia del gruppo è orientata alla crescita redditizia in categorie selezionate di elettrodomestici nei segmenti medio e premium, con i nostri marchi principali Electrolux, Aeg e Frigidaire". L'operazione ipotizzata potrebbe non essere l’unica. "Sono in fase di valutazione ulteriori semplificazioni strutturali e riduzioni della complessità", aggiunge Samuelson.

L’annuncio è arrivato insieme alla trimestrale che fotografa un altro periodo di sofferenza sul piano vendite per il gruppo, che ha visto contrarsi ancora il mercato con una domanda, che in Europa è scesa del 12% e che resta debole anche in altre aree come Usa e Asia. I ricavi nel trimestre segnano -3% nel periodo a 2,84 miliardi di euro, mentre hanno una variazione positiva nel semestre da gennaio a giugno con un +2% e un fatturato di 5,73 miliardi di Euro. Il risultato operativo è negativo per 10,7 milioni di Euro, scontando gli accantonamenti legati ad un contenzioso con l’Antitrust francese. Il secondo trimestre chiude in perdita per circa 56,3 milioni di Euro.

Il calo delle vendite, dicono dalla società, "è stato determinato dalla persistente debolezza della domanda di mercato con i consumatori che si sono spostati verso fasce di prezzo più basse". A compensare la domanda sono in parte intervenuti i prezzi, "anche se le promozioni sono aumentate in modo significativo". Samuelson si dice comunque "soddisfatto" dal punto di vista del taglio dei costi: l’obiettivo di ridurre di 3.800 dipendenti l’organico del gruppo è stato raggiunto all’83%. Il risparmio vale circa 138 milioni di Euro: l’obiettivo sono oltre 432,8 milioni di Euro di risparmio annuo nel 2023, e di oltre 606 milioni di Euro nel 2024, in raffronto ai numeri del 2022. 

Nel periodo aprile-giugno "il costo delle materie prime è stato neutrale -sottolinea ancora il ceo- ma la valuta si è deteriorata e abbiamo continuato ad affrontare un’inflazione dei costi elevata in particolare su lavoro ed energia". Le prospettive, secondo Samuelson, sono di inflazione e tassi di interesse che continueranno ad impattare sulle scelte dei consumatori per tutto il 2023. "Di conseguenza prevediamo che la domanda del mercato sarà negativa anche per l’ultima parte dell’anno» e in tutti i Paesi", aggiunge il ceo.

Ovviamente, la minore domanda si rifletterà sugli stabilimenti italiani che fanno ricorso alla cassa integrazione, in particolare Porcia, Solaro e Forlì.

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EFA News - European Food Agency
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