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Datteri al posto dei vigneti? Una provocazione da non prendere (troppo) alla lettera

I viticoltori piemontesi gettano sul fuoco: agricoltura sa adattarsi ai cambiamenti

Fa talmente caldo che un giorno i palmeti da dattero sostituiranno i vigneti. Una "profezia", forse una provocazione. Di certo una dichiarazione destinata a far discutere tutti i soggetti che operano nel settore. "Il pianeta sta dando i numeri, con conseguenze gravissime per l'agricoltura, l'energia, la salute, le migrazioni. La nostra vita rischia di cambiare completamente. I vigneti del Piemonte non ci saranno più, coltiveremo datteri", aveva detto testualmente Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, intervistato da La Stampa.

Come sono state accolte queste frasi - indubbiamente "forti" - dagli agricoltori e viticoltori piemontesi? Le risposte, raccolte anch'esse da La Stampa - sono state piuttosto eterogenee e tutt'altro che scontate. "Non possiamo negare che un cambiamento sia in corso: estati più calde e secche sono un trend, e questo ha anche reso le annate degli anni Duemila qualitativamente migliori - ha detto Stefano Pesci, direttore della cantina Terre del Barolo -. Un clima più caldo e asciutto giova alla varietà nebbiolo, a preoccupare sono però i fenomeni meteorologici estremi e distruttivi che si stanno intensificando, come le grandinate di qualche giorno fa, che colpiscono tutta la produzione. E se il caldo continuerà ad aumentare, sempre più ci si muoverà verso le parti più alte o meno esposte".

Meno accondiscendente la replica del presidente di Confagricoltura Cuneo Enrico Allasia: "Comprendo la provocazione, ma le nostre priorità sono legate a un complesso sistema di eccellenze riconosciute, ognuna delle quali è legata a una filiera: vale per la carne, per il latte, per il vino, e così via - dice Allasia -. Per salvaguardare riconoscimenti Igp, Doc e Docg frutto del lavoro di anni, prima di pensare a stravolgere uno scenario cerchiamo di proteggerlo. Se siamo gli unici ad avere il Barolo o la Fassona, tuteliamo queste peculiarità perché sopravvivano. Oggi grazie all’innovazione tecnologica ci sono delle risposte possibili, l’agricoltura ha fatto passi da gigante e sa interpretare il cambiamento, anche nell’ottica della sostenibilità e del rispetto animale".

Sempre sul fronte di Confagricoltura Cuneo, si registra il commento del direttore Roberto Abellonio, produttore vitivinicolo nelle Langhe, che osserva: "Gli studi sugli effetti di questo cambiamento climatico sono sempre più approfonditi: ci raccontano, per esempio, come è cambiata la minaccia degli insetti ora che gli inverni sono meno rigidi, o come si sta evolvendo la pianta, per esempio sviluppando una copertura foliare maggiore".

Da parte sua, Claudio Conterno, presidente di Cia - Agricoltori Italiani della Provincia di Cuneo, la prende con filosofia: "Le parole di Mercalli non vanno prese alla lettera - afferma il viticoltore - l’immagine dei datteri sollecita a un cambiamento che parte dal 'come fare', con l’adesione ai principi dell’Agenda 2030, adeguando anche le nostre aziende a consumi energetici minori, riciclo e rispetto dei lavoratori".

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EFA News - European Food Agency
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