Getir, il delivery turco abbandona l'Italia
E' il quarto caso dopo Gorillas, Sezamo e Uber Eats: a rischio 370 lavoratori
Il business del delivery nel nostro Paese non sosddisfa le aspettative del management delle aziende di settore, tanto che si allunga a 4 la lista di quelle che hanno deciso di chiudere con l'Italia. E così, l'esempio (negativo) prima di Gorillas (vedi EFA News) poi, ad aprile scorso, di Sezamo (vedi EFA News) e pochi giorni fa, quello più eclatante di Uber Eats che in poochi giorni ha chiuso baracca e burattini in Italia lasciando a casa 3.000 rider (vedi EFA News) viene seguito adesso dalla turca Getir che consegna la spesa a domicilio.
La società ha deciso, infatti, di abbandonare il business in Italia, annnunciando che lascerà anche Spagna e Portogallo per concentrarsi su Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania, che con Paesi Bassi e Turchia rappresentano il 96% del suo mercato. Secondo un comunicato dell'azienda, "Getir, il pioniere della consegna ultraveloce della spesa, ha annunciato che intende ritirarsi in modo ordinato da Spagna, Italia e Portogallo. Allo stesso tempo, Getir sta finalizzando un round di finanziamento e continuerà a operare nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Germania, nei Paesi Bassi e in Turchia, che generano il 96% dei ricavi dell'azienda".
"L'uscita di Getir da questi tre mercati -aggiunge la nota- le consentirà di concentrare le proprie risorse finanziarie sui mercati esistenti in cui le opportunità di redditività operativa e crescita sostenibile sono maggiori. Getir è molto grata per il duro lavoro e la dedizione di tutti i suoi dipendenti in Spagna, Portogallo e Italia".
Non esistono dati ufficiali sul numero di persone che utilizzavano l'app di Getir abitualmente, ma secondo quanto risulta a Italian Tech potrebbero essere circa 500 mila le persone che l'hanno scaricata solo in Italia.
L'azienda non ha fornito dati ufficiali sui suoi dipendenti ma sarebbero 370 i lavoratori che rischiano il licenziamento in Italia. Almeno, stando a quanto denunciato da Filcams (organizzazione sindacale della Cgil che si occupa dei lavoratori del commercio, turismo e servizi), Fisascat (federazione della Cisl per terziario, turismo e servizi) e Uiltucs (sindacato Uil che rappresenta i lavoratori del terziario, turismo, commercio e servizi). Di questi lavoratori e lavoratrici, l'87% sono rider, il 13%, invece, è personale impiegato in ufficio.
"Le motivazioni addotte sono le solite: bassa profittabilità, risultati non i linea con gli obiettivi, gli investitori non intenzionati a sostenere ulteriori investimenti -sottolineano i sindacati-. Nulla di nuovo in un settore, quello del food delivery, che vede un susseguirsi di crisi aziendali con migliaia di lavoratori lasciati letteralmente a piedi".
Dopo il boom del periodo pandemico, che ha visto l’esplosione dei servizi di food delivery, il ritorno alla normalità con le riaperture dei negozi sembra avere avuto un impatto devastante su questo settore dell’economia digitale. Startup come Getir (fondata nel 2015), hanno raccolto decine di miliardi di investimenti per entrare in mercati strategici, come quello europeo e americano: Getir, da sola, ha raccolto 1,8 miliradi di dollari dai venture capital. Gli investitori, però, non avrebbero più intenzione di sostenere l’azienda nella sua espansione nel mercato del sud dell’Europa. Di qui la decisione di lasciare i tre paesi principali del mercato dell’Europa latina.
"Getir -spiegano i sindacati- ha potuto sfruttare i benefici derivanti dall’essere sulla carta una start up, per decidere poi, al termine di tale periodo, di lasciare il nostro Paese. Un’azienda che ha sfruttato manodopera con inquadramenti al ribasso e che avrebbe dovuto in queste ore sedersi a un tavolo con le organizzazioni sindacali per provare a sanare questa situazione" è il j'accuse delle sigle.
"Al contrario -concludono i sindacati-, è arrivata la doccia fredda. Tavoli di confronto sospesi e la notizia della prevista uscita di Getir dall’Italia. Filcams, Fisascat e Uiltucs si sono già attivate per scongiurare i licenziamenti e tentare di ridurre il più possibile l’impatto sulle lavoratrici e lavoratori".
EFA News - European Food Agency