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CLARA MOSCHINI

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Granchio blu: allarme anche in Toscana

La Regione vuole utilizzarlo come mangime per acquacoltura

Il granchio blu sta facendo danni non solo nell'Adriatico settentrionale ma anche in un'area importante del Tirreno. Per la precisione in Toscana, dove la specie alloctona è stata avvistata nella laguna di Orbetello, così come più a nord, nel pressi della foce dell'Arno, a Vada, a Marina di Pisa e all'isola d'Elba.

Il problema è stato affrontato dalla Regione Toscana, il cui assessore all'Agricoltura Stefania Saccardi ha raccolto le rimostranze dei pescatori e si è confrontata con il sottosegretario all'Agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra, il quale, a sua volta, ha in programma un'incontro coi pescatori.. La proposta dell'assessorato è ora quella di richiedere fondi al governo nazionale, al fine di utilizzare il granchio blu come mangime per acquacoltura.

Poiché il granchio blu si ciba soprattutto di avannotti e di novellame, "su questo faremo anche una richiesta di intervento economico al governo per sopperire al danno alla pesca", afferma Saccardi, che sta valutando anche di dare "l’incarico a un’università di studiare il fenomeno".

Nel frattempo, su scala nazionale, l'allarme sulla diffusione del crostaceo, è stata sollevata da Coldiretti, che segnala "gravissimi danni agli allevamenti di cozze e vongole e all’intero ecosistema, che mettono a rischio la sopravvivenza di 3mila imprese familiari nel delta del Po con la minaccia che si sta allargando pericolosamente ad altri territori".

In una lettera al ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha sollecitato un intervento urgente con misure di sostegno alle imprese colpite.

Segnalandone la presenza "su tutte le sponde dell’Adriatico e nel Tirreno", Coldiretti sottolinea che il granchio blu "è solo l’ultimo esempio di specie aliena che ha invaso le campagne e i mari italiani per effetto dei cambiamenti climatici, causando oltre un miliardo di danni sul piano ambientale, paesaggistico ed economico".

Ricordando scenari simili, capitati all'agricoltura italiana con il batterio della Xylella, la Drosophila suzukii, moscerino killer che minaccia la frutta, così come la cimice asiatica, Coldiretti conclude mettendo "sotto accusa" il cambiamento climatico, assieme alla "globalizzazione dei commerci" e al "sistema di controllo dell’Unione Europea, troppo permissiva".

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