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Anti-inflazione/2. Industriali replicano a Federdistribuzione: "Si tenga conto dei nostri costi"

Assica, Assitol, Assocarni, Assolatte, Italmopa e UnionFood non hanno potuto aderire alla proposta del governo

Assica, Assitol, Assocarni, Assolatte, Italmopa e Unione Italiana Food si dichiarano "ben consapevoli che il tasso d’inflazione registrato in Italia in questi tempi sta mettendo in serio pericolo la capacità di spesa dei consumatori, che si vedono costretti a comprimere le legittime aspirazioni nelle scelte d’acquisto quotidiane e che spesso faticano a garantirsi i beni essenziali per il proprio sostentamento. Il calo della capacità di spesa - sottolineano le sei associazioni di categoria in una nota - comporta inevitabilmente una riduzione degli acquisti e quindi minor introiti per le aziende e minori profitti".

"Il consumatore rappresenta il punto di riferimento per eccellenza delle aziende associate ed il motore primario dell’esercizio d’impresa: i suoi interessi, le sue aspettative e le sue preferenze costituiscono per le aziende produttrici di alimenti e bevande una guida costante nelle scelte produttive e commerciali attuate quotidianamente", prosegue il comunicato. Per tal ragione, le sei associazioni commentano con rammarico quanto dichiarato stamattina dal presidente di Federdistribuzione Carlo Alberto Buttarelli, che, in occasione della sottoscrizione della lettera d'intenti sull’iniziativa "Trimestre anti-inflazione" tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy e le associazioni in rappresentanza della distribuzione moderna e del commercio tradizionale - pur avendo preso atto del "no" del settore industriale - aveva affermato di voler "proseguire il percorso già iniziato per trovare insieme alle istituzioni soluzioni concrete di contrasto all’inflazione, con l’obiettivo di tutelare le famiglie e la tenuta dei consumi".

Nella loro replica, Assica, Assitol, Assocarni, Assolatte, Italmopa e Unione Italiana Food dichiarano: "Le nostre aziende associate hanno da sempre improntato la loro produzione alla massima efficienza e razionalizzazione dei processi ed hanno assorbito quanto più possibile le varie oscillazioni dei diversi costi sostenuti anche al fine di evitare che questi vengano scaricati a valle sul consumatore, come del resto dimostrano i prezzi alla produzione, vale a dire i prezzi di cessione alla distribuzione, che si attestano ben al di sotto del tasso di inflazione medio". 

"Ciò premesso - proseguono le associazioni di categoria - condividiamo la necessità di supportare il consumatore italiano e pur disponibili a collaborare fattivamente con tutte le parti interessati in questa direzione, ci troviamo tuttavia a non poter trascurare una serie di ragioni tutt’altro che pretestuose e strumentali, come si è affermato".

"In questa prospettiva riteniamo che qualunque determinazione, promessa o impegno sul valore del prodotto finito non possa prescindere da un coinvolgimento di tutti gli operatori della filiera alimentare nel senso più ampio. Ci riferiamo a tutti coloro che, a vario e diverso titolo, contribuiscono a formare i costi di produzione (materie prime, energia, packaging, logistica etc.) e concorrono dunque a comporre il valore finale del prodotto. Le voci di costo che producono il prezzo finale di un bene hanno un ruolo decisivo sul valore del bene stesso e gli avvenimenti degli ultimi anni hanno reso spesso insostenibili i costi di produzione, per cui un impegno sul valore del prodotto finito che non consideri l’incidenza di questi costi, sarebbe deprivato di una componente essenziale e quindi totalmente sbilanciato sugli attori della filiera a valle. Inoltre - conclude la nota - il settore del largo consumo è un ambito altamente competitivo come dimostrato del resto dalla pluralità delle azioni promozionali che vengono messe in essere continuativamente in tutti i punti vendita proprio per venir incontro ai consumatori".

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EFA News - European Food Agency
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