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In Gran Bretagna si acuisce la crisi del latte

Il 10% dei produttori lattiero-caseari britannici "probabilmente smetterà di produrre" entro il 2025 a causa dei troppi costi

Il 10% dei produttori lattiero-caseari britannici "probabilmente smetterà di produrre latte" entro il 2025. Lo sostiene un'indagine di Nfu, la National farmers' union of England and Wales la più grande organizzazione industriale di agricoltori nei due Paesi: rappresenta oltre 46.000 aziende agricole e di coltivazione e conta oltre 300 filiali. Secondo l'indagine, seil 10% dei prodtuttori di latte dice che smetterà di produrlo, un altro 23% dichiara di non essere "sicuro" di continuare la produzione oltre i prossimi due anni. 

A lanciare l'allarme sono i produttori più piccoli, considerati quelli più colpiti dall'attuale mercato. Le aziende che producono meno di 1 milione di litri di latte l'anno, infatti, avrebbero maggiori probabilità di interrompere la produzione prima del marzo 2025, rispetto a quelle che producono volumi più elevati.

L'indagine sulle intenzioni lattiero-casearie 2023 della Nfu, condotta su quasi 600 allevatori britannici, ha rivelato che i rendimenti insufficienti, la volatilità dei mercati e l'entità degli investimenti necessari in azienda hanno contribuito a far sì che molti allevatori britannici stiano pensando seriamente al proprio futuro nel settore. Secondo l'indagine, tra i motivi che detsno maggiori preoccupazioni ci sono l'aumento dei prezzi dei fattori produttivi, come i mangimi (84%), l'energia (83%) e i fertilizzanti (74%).

 Secondo i dati dell'Adhb, l'Agriculture and horticulture development board, l'ente di settore finanziato da agricoltori e coltivatori, attualmente nel Regno Unito ci sono circa 7.500 produttori di latte: secondo la Nfu, invece, questa cifra è diminuita del 4,8% rispetto all'anno scorso.

Intanto già il 52% dei produttori sta interrompendo la produzione a causa dell'entità degli investimenti necessari per mantenere in vita le proprie aziende: costi come lo stoccaggio del liquame, per esempio, si stanno rivelando fattori evidenziati sempre più come "preoccupazione" per il 91% dei produttori. Fattori preoccupanti che incidno non poco quando si tratta di valutare se aumentare la produzione in futuro.

"Con l'aumento della domanda mondiale di prodotti lattiero-caseari britannici, sappiamo che il futuro a lungo termine è luminoso per il nostro settore -sottolinea rammaricato Michael Oakes, presidente del Dairy Board della Nfu-. Per assicurarci di massimizzare questo potenziale, è indispensabile che il governo continui a lavorare con noi per garantire il giusto quadro ambientale, normativo e commerciale a sostegno della produzione di alimenti di alta qualità, nutrienti e sostenibili".

La nuova regolamentazione dei contratti a livello industriale, che dovrebbe arrivare entro la fine dell'anno, come annunciato dal governo a luglio, "deve sostenere catene di approvvigionamento più eque, trasparenti e responsabili -sostiene Oaks-. 
La normativa consentirà agli agricoltori di contestare i prezzi, impedirà che vengano apportate modifiche ai contratti senza l'accordo degli agricoltori, rendendo più facile per gli agricoltori sollevare dubbi e contestazioni".

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EFA News - European Food Agency
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