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Logistica, via alla riforma del diritto doganale nei porti

L’obiettivo è tenere il passo con l’evoluzione della normativa comunitaria

La riforma delle dogane è una delle priorità del legislatore alla ripresa post-vacanziera. Perché, a fronte dell’esplosione che ha interessato i traffici commerciali internazionali e l’e-commerce negli ultimi anni, c’è una normativa nazionale che, però, risale al 1973. 

Non a caso, nel ddl di Delega fiscale, il Parlamento ha assegnato al Governo di mettere a punto una nuova cornice legislativa che tra le altre cose punta al completamento del "processo di telematizzazione delle procedure e degli istituti doganali, con il fine principale di un miglioramento dei servizi forniti agli operatori". L'iniziativa punta anche a intervenire sulle attività connesse ai controlli doganali, "pervenendo a modelli e tecniche di verifica maggiormente efficienti e migliorando la cooperazione e il coordinamento delle amministrazioni che concorrono all’espletamento delle operazioni doganali". Si dovrà, in sostanza, mettere mano al riordino degli istituti doganali, andranno riviste le procedure di accertamento e controllo, nonché quelle di immissione ed export delle merci rispettivamente extracomunitarie e comunitarie. 

"Le dogane hanno smesso da tempo di essere una sbarra alla frontiera, che serve a imporre il pagamento dei dazi, per diventare un filtro di qualità per i prodotti importati in Europa e che finiscono sulle tavole dei consumatori -spiega Sara Armella, docente di Diritto doganale a Milano (Bocconi, Statale) e alla Sapienza di Roma, appena nominata dal ministero dell’Economia tra i membri del comitato tecnico per l’attuazione della riforma-. L’obiettivo è tenere il passo con l’evoluzione non solo del mercato, ma anche della normativa comunitaria".

Il riferimento è all’unione doganale, in virtù della quale la merce può essere introdotta in uno qualsiasi tra i porti dell’Ue e circolare liberamente al suo interno. "Questo ha portato nel tempo a una crescente concorrenza tra i porti dell’area -aggiunge Armella-. Trieste ha fatto enormi progressi di efficienza, ma ci sono ancora margini per valorizzare le sue potenzialità".

Un tema caldo è quello sanzionatorio. "L’ordinamento nazionale prevede mediamente sanzioni fino a sette volte il valore dei beni importati in maniera irregolare, senza rilevare i meri errori formali: questo spinge tanti operatori a scegliere altri porti comunitari, prosegue la manager. Entro i primi di settembre è prevista una prima bozza di riforma che dovrebbe includere anche il potenziamento e l’ottimizzazione dello Sportello unico doganale e dei controlli, strumento informatico finalizzato a semplificare il dialogo tra l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, gli operatori e gli altri enti di controllo e a rendere completamente digitalizzato il processo di import-export delle merci. 

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EFA News - European Food Agency
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