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Starbucks nei guai: le bevande alla frutta non hanno... la frutta

Respinta la richiesta di archiviazione della class action contro il colosso Usa che non esplicita nel menu gli ingredienti

Starbucks nei guai per le sue bevande alla frutta. Ieri il giudice distrettuale di Manhattan John Cronan ha respinto la richiesta di Starbucks di archiviare 9 degli 11 reclami nella class action proposta contro di lei: la class action è stata intentata sostenendo che "una parte significativa di consumatori ragionevoli" si aspettano che le bevande del marchio "contengano la frutta di cui viene fatta menzione nei loro nomi". La causa è stata intentata nell'agosto 2022 presso un tribunale federale americano con l'accusa che molte delle bevande alla frutta Refresher mancano un ingrediente chiave: la frutta. 

I consumatori, in pratica, hanno lamentato che Starbucks' Mango Dragonfruit, Mango Dragonfruit Lemonade, Ananas Passionfruit, Ananas Passionfruit Lemonade, Strawberry Açai e Strawberry Açai Lemonade Refreshers non contengono, di fatto, nessun apporto del tanto pubblicizzato mango menzionato nel nome delle bevande. Stessa cosa succederebbe per quanto riguarda l'altrettanto menzionato frutto della passione e per l'açai.

I querelanti sostengono che gli ingredienti principali delle bevande in questione siano acqua, succo d'uva concentrato e zucchero, e che a causa dei nomi fuorvianti Starbucks avrebbe causato loro qualche problema di sovraccarico di sostanze: tanto che pretendevano un risarcimento di almeno 5 milioni di dollari. Sempre secondo i querelanti, questo comportamento di Starbucks viola le leggi di protezione dei consumatori così come previste dai loro stati che sono New York e la California.

Nella richiesta di archiviazione, Stabrucks sosteneva che i nomi dei prodotti descrivevano i sapori delle bevande e non i loro ingredienti e che i cartelli dei menu pubblicizzavano accuratamente tali sapori. Sempre secondo la difesa del colosso dei coffee point "nessun consumatore ragionevole si confonderebbe" e, comunque, i suoi baristi potrebbero dissipare qualunque confusione se i consumatori ponessero loro le domande appropriate per meglio comprendere cosa stanno consumando. 

Non è dello stesso avviso il giudice, secondo cui il termine "mango", "frutto della passione" e "açaí" non sono mai intesi a rappresentare un sapore senza rappresentare anche l'ingrediente stesso. Il giudice Cronan ha anche detto che la confusione potrebbe essere comprensibile perché altri prodotti Starbucks contengono gli ingredienti nei loro nomi: per esempio, Ice Matcha Tea Latte contiene matcha e Honey Citrus Mint Tea contiene miele e menta.

Nonostante questo, il giudice ha respinto la richiesta di condannare Starbucks per frode, non trovando alcuna prova secondo l'azienda avrebbe avuto intenzione di truffare i consumatori. Starbucks sottolinea dal canto suo che quanto allegato alla causa dai querelanti siano affermazioni "imprecise e senza merito" e ha spiegato che andrà avanti a difendersi.

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EFA News - European Food Agency
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