Il debutto di Giorgia Meloni all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stato denso di argomenti di respiro attualissimo, in cui l'Italia intende essere protagonista. Il presidente del Consiglio ha parlato di guerra in Ucraina e - soprattutto di migrazioni. Il punto nevralgico del discorso di Meloni è nella condanna dei trafficanti di esseri umani e nel rilancio del "Piano Mattei" per l'Africa, i cui abitanti hanno "diritto a non dover emigrare, a non essere costretti a lasciare la propria casa, la propria famiglia, a recidere le proprie radici, potendo trovare nella propria terra le condizioni necessarie a costruire la propria realizzazione".

Il premier ha quindi puntualizzato: "L’Africa non è un continente povero. È al contrario un continente ricco di risorse strategiche. Detiene la metà di quelle minerarie del mondo, tra cui abbondanti terre rare, e il 60% delle terre coltivabili, spesso inutilizzate. L'Africa non è un continente povero, ma è stato spesso, ed è, un continente sfruttato. Troppo spesso gli interventi delle Nazioni straniere nel continente non sono stati rispettosi delle realtà locali. Spesso l’approccio è stato predatorio, e ciononostante perfino paternalistico". Un approccio che ricalca quanto già detto lo scorso giugno dal ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (leggi notizia EFA News).

Per "invertire la rotta", ha affermato Meloni, "l'Italia vuole contribuire a creare un modello di cooperazione, capace di collaborare con le Nazioni africane affinché possano crescere e prosperare grazie alle risorse che possiedono. Una cooperazione da pari a pari, perché l’Africa non ha bisogno di carità, ma di essere messa in condizioni di competere ad armi pari, di investimenti strategici che leghino i destini delle nazioni con progetti reciprocamente vantaggiosi".