Non riceve alcun finanziamento pubblico
Direttore responsabile:
CLARA MOSCHINI

Facebook Twitter Youtube Instagram LinkedIn

Cambiamento climatico: Gran Bretagna piovosa? No, "vinosa"

Gli inglesi si scoprono vignaioli: la viticoltura è il settore agricolo in più rapida crescita

Un tempo grande importrice e bevitrice di champagne francese, la Gran Bretagna si scopre in questo 2023 paese capace di produrre da sola le bollicine. La viticoltura, infatti, è il settore agricolo britannico in più rapida crescita e il Regno Unito sta piantando viti più rapidamente della maggior parte dei paesi produttori di vino del mondo.

Lo dice il report dell'ente di settore WineGB, secondo cui la Gran Bretagna dovrebbe produrre 22 milioni di bottiglie di vino all'anno entro il 2030, con un netto aumento rispetto ai circa 12 milioni dell'anno scorso. Non solo. Nel mercato britannico dei vini spumanti, l'English fizz rappresenta il 3% dei volumi rispetto al 12% dello champagne: ma il primo è in crescita, con un aumento del 22% nel periodo 2021-2022, mentre il secondo è sceso dell'1%, secondo i dati di IWSR Drinks Market Analysis. Le bottiglie di entrambi tendono a costare più di 20 sterline, oltre 23 Euro, più del doppio del Prosecco italiano, leader del mercato.

Negli ultimi decenni le temperature in aumento a causa dei cambiamenti climatici hanno fornito migliori condizioni di crescita per le uve in Inghilterra: la qualità è migliorata e il vino inglese, sottolineano gli esperti, non viene più deriso dai vicini continentali che un tempo scherzavano sul suo "sapore di pioggia".

Allo stesso tempo, la crescente preoccupazione per le emissioni di anidride carbonica spinge molti consumatori e altrettante aziende britanniche a preferire, ove possibile, i prodotti locali alle importazioni. Queste tendenze stanno creando un grande slancio. 

"La domanda di vino inglese è talmente alta che non riusciamo a stare al passo -spiega Josh Donaghay-Spire, direttore operativo e capo enologo di Chapel Down, il più grande produttore di vino dell'Inghilterra. L'azienda vitivinicola ha registrato un aumento delle vendite del 21% nei primi sei mesi del 2023 e punta a raddoppiare le entrate del 2021 entro il 2026: per far conoscere il marchio, sponsorizza eventi di cricket e ippica e sta aprendo una seconda cantina per i visitatori.

Sia chiaro: la Gran Bretagna è ancora il secondo importatore al mondo di champagne, ma tant'è, sta diventando anche un grosso produttore. Tanto che Taittinger e Pommery, due delle più note case di Champagne francesi, hanno acquistato terreni e piantato viti in Inghilterra, mentre la più grande azienda di spumanti al mondo, Henkell Freixenet, ha acquisito una tenuta vinicola inglese, Bolney, nel 2022.

Ai Decanter world wine awards dell'anno scorso, il Regno Unito ha ottenuto il maggior numero di medaglie di sempre. I viticoltori affermano che è questo, oltre al movimento "buy local" che considera i prodotti più vicini a casa come "più responsabili" dal punto di vista ambientale e sociale, a spingere le vendite. E così, oggi ci sono più di 900 vigneti in Inghilterra: gli ettari sono quadruplicati dal 2000, sostituendo coltivazioni, frutteti e pascoli.

"Poiché siamo un'industria giovane, siamo in grado di mettere questo aspetto, cioè la sostenibilità, al centro del nostro progetto", dice Ned Awty, amministratore delegato di WineGB. Il gruppo sta lavorando a un progetto che fornirà un quadro chiaro dell'impronta di carbonio di una bottiglia di vino inglese. Nel frattempo, ha detto Awty, le minori emissioni dovute al trasporto rispetto al vino importato si stanno dimostrando sufficienti per conquistare i consumatori.

"Gli organizzatori di eventi pensano agli obiettivi net zero: anche per questo, servire vino inglese è un modo per manifestare un chiaro richiamo alla sostenibilità -sottolinea Hamish Anderson, amministratore delegato di Tate Enterprises, che gestisce gli eventi e i ristoranti delle gallerie d'arte Tate-. I clienti ci chiedono sempre più spesso di parlare di sostenibilità: il vino frizzante e fermo inglese si inserisce in questo contesto". I produttori inglesi rappresentano attualmente circa il 60% dello spumante servito agli eventi della Tate, mentre il resto è champagne: ma Anderson prevede che la percentuale del vino di Sua Maestà raggiungerà il 70% a breve.




fc - 35168

EFA News - European Food Agency
Collegate
Simili
◄ Torna alla pagina precedente