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Ue contro il lavoro forzato: si fa largo il nuovo regolamento

Se dimostrata la pratica, l'import-export verrebbe bloccato

Il Parlamento europeo rafforza la sua presa di posizione sui prodotti prodotti (compreso il cacao) con il lavoro forzato al di fuori del mercato dell'Ue. Lo ha fatto questa settimana quando le due commissioni, quella per il mercato interno e quella per il commercio internazionale, hanno votato a favore di un progetto di regolamento proposto l'anno scorso: il nuovo regolamento fornirebbe i poteri necessari per indagare l'uso del lavoro forzato nelle catene di approvvigionamento delle imprese. Le due commissioni hanno adottato il progetto di relazione con 66 voti favorevoli, nessuno contrario e dieci astensioni.

Con le nuove regole, se venisse dimostrato che una società ha utilizzato il lavoro forzato all'interno della sua catena di approvvigionamento, tutte le importazioni e le esportazioni dei beni connessi verrebbero bloccate alle frontiere dell'Ue ai sensi del regolamento. Le imprese dovrebbero, inoltre, ritirare i beni che hanno già raggiunto il mercato Ue, che sarebbero poi donati, riciclati o distrutti.

I deputati hanno modificato la proposta della Commissione di creare un elenco di aree geografiche e settori economici ad alto rischio di utilizzo del lavoro forzato. Per le merci prodotte in queste aree ad alto rischio, le autorità non avrebbero più bisogno di dimostrare che le persone sono state costrette a lavorare, poiché l'onere della prova ricadrebbe sulle imprese stesse.

I comitati vogliono anche che le merci che sono state rimosse dal mercato possano rientrare solo dopo che l'azienda ha dimostrato che il lavoro forzato nelle sue operazioni o nella sua catena di fornitura è cessato, e ogni caso pertinente è stato risolto.

Inoltre, la definizione di lavoro forzato utilizzata nel testo è stata aggiornata, allineandosi agli standard dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro: la definizione, dunque, adesso dovrebbe includere "tutto il lavoro o il servizio che è richiesto da qualsiasi persona sotto la minaccia di qualsiasi pena e per il quale la persona non si è offerta volontariamente".

Samira Rafaela, co-relatrice di Renew Europe, ha detto che il divieto votato per questa settimana sarà essenziale per bloccare i prodotti realizzati con la schiavitù moderna. "Proteggerà gli informatori -spiega-, fornirà rimedio alle vittime e difenderà le nostre imprese e le pmi da una concorrenza non etica. Il nostro testo include disposizioni forti su un database ed è sensibile al genere, tutti elementi chiave per un impatto duraturo".

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EFA News - European Food Agency
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