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CLARA MOSCHINI

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L'Italia vuole rilanciare la filiera equina

Fieracavalli si è chiusa con una serie di proposte per una legge quadro che regoli tutte le attività

Rafforzare la filiera equina, con particolare riferimento all’allevamento dei cavalli, ma anche rivedere alcune questioni che limitano lo sviluppo del comparto. Sono queste le priorità emerse alla 125a edizione di Fieracavalli che si è chiusa ieri a Verona. Un'edizione di successo, secondo Confagricoltura, sia per gli incontri istituzionali, a partire da quello tra il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e la delegazione guidata dal direttore generale della Confederazione, Annamaria Barrile, sia per le attività che hanno animato lo stand con Agriturist nel padiglione dedicato al turismo rurale e ai bambini.

Con le istituzioni e le imprese sono stati quotidiani i momenti di confronto, alla luce della grande valenza della filiera del cavallo, non più limitata al consumo alimentare, bensì fortemente rafforzata nelle attività sociali, nello sport, nell’ippica e nel diporto, in Italia come in Europa. 

“Attualmente –spiega il presidente della Federazione Equini di Confagricoltura, Ferruccio Badi- non esiste una legge quadro che focalizzi tutte queste attività. Inoltre il comparto, a livello nazionale, sconta differenze di inquadramento fiscale rispetto agli altri Paesi europei che penalizzano le nostre aziende, già colpite dall’incremento dei costi di produzione e dalle calamità naturali”.

Con circa 27mila imprese agricole in cui sono presenti 155mila capi equini e 460.000 equidi presenti nella Banca Dati Equidi, circa 1.400 agriturismi con attività di equitazione, il settore è una componente essenziale del sistema agricolo e dello sviluppo dei territori rurali. La sua crescita, rimarca Confagricoltura in un comunicato, "contribuisce allo sviluppo dell’agricoltura multifunzionale, oltre a costituire un notevole volano sul fronte occupazionale e di gestione del territorio, con evidenti ricadute sull’economia nazionale".

“Negli ultimi anni, tuttavia, il comparto dell’allevamento equino è stato trascurato dalle politiche -aggiunge Badi-. Il quadro legislativo nazionale non risulta pienamente coerente e adeguato agli sviluppi normativi registrati anche a livello Ue. L’attuale legislazione è penalizzata da una grande frammentazione e risulta diversificata e disomogenea per quanto concerne gli ambiti fiscale, previdenziale e amministrativo”.

Vivo dibattito è stato quello sulla proposta di legge n. 329, a prima firma dell’onorevole Maria Chiara Gadda, che si prefigge l’obiettivo di consentire, attraverso la definizione di un nuovo e adeguato contesto normativo, lo sviluppo e il rafforzamento della filiera degli equidi, con particolare riferimento all’allevamento dei cavalli. Oltre all’iter della proposta di legge, Confagricoltura indica alcune priorità, prima fra tutte una nuova imposta al consumo per il settore a un valore decisamente inferiore rispetto all’attuale 22%. Proprio questo gap tra l’Italia e gli altri Paesi membri ha determinato uno svantaggio competitivo rispetto ai nostri partner europei che operano da tempo con percentuali inferiori. 

“L’abbassamento dell’aliquota Iva -sottolinea Badi- rilancerebbe significativamente il settore”.
Per la Confederazione è poi importante che tra le misure specifiche di attuazione della riforma Pac ce ne sia una o più dedicate al settore ma anche che la Commissione Ue elimini la discriminazione a danno del comparto equino non alimentare, finora escluso dagli interventi e che nel Pnrr e i contratti di filiera si tenga maggiore considerazione agli allevamenti equini. Sul tavolo anche le questioni della biosicurezza, fondamentale per la salvaguardia dei nostri allevamenti, e del benessere animale, a cui Confagricoltura ha dedicato un focus a Verona insieme al ministero della Salute e all’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”.

 
 

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