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Foraggi essiccati: filiera chiude l'anno tra luci e ombre

Severi (Aife): "Nella seconda metà dell'anno troppi fattori di instabilità per le nostre aziende"

La campagna agraria 2022-2023 è ormai giunta a conclusione e anche le aziende associate ad Aife/Filiera Italiana Foraggi (Associazione Italiana Foraggi Essiccati) stilano il bilancio di un’annata che secondo i pronostici di inizio 2023 doveva replicare l’ottimo andamento di mercato e prezzi che aveva contrassegnato il 2022. È andata così? Ecco i pareri di due tra i più importanti associati ad Aife/Filiera Italiana Foraggi.

“Il nostro principale mercato di riferimento è quello dei cavalli – spiega Luciano Zuccarini, titolare insieme ai fratelli Grazia e Andrea dell’azienda La Vittoria situata a Chieti, in Abruzzo, una delle realtà imprenditoriali storicamente più antiche tra le associate di Aife/Filiera Italiana Foraggi – un mercato per il quale produciamo diverse tipologie di foraggio essiccato e disidratato. Il nostro non è un territorio paragonabile a quello della pianura padana, le superfici destinate alla coltivazione di foraggio e di erba medica in particolare sono più contenute, ciononostante riusciamo mediamente a produrre ogni anno quantitativi che oscillano tra gli 80 e i 90mila quintali. Luci e ombre caratterizzano l’andamento produttivo targato 2023. Nella prima parte della stagione, quella dedicata al primo e al secondo taglio, le piogge hanno favorito un aumento della produzione, contrariamente a quanto avvenuto per il quarto e quinto taglio che a causa della siccità registrata da settembre in avanti ha registrato una contrazione produttiva. I prezzi comunque sono in linea con quelli del 2022 e per l’erba medica essiccata e disidratata oscillano tra i 300 e i 310 euro/tonnellata".

"L’aumento dei costi energetici registrato in ottobre, +20% circa, si ripercuoterà sulla nostra attività a cui dobbiamo unire una concorrenza estera, soprattutto da parte di Spagna e USA, abbastanza agguerrita e agevolata da costi marittimi per loro più vantaggiosi. Per noi l’export rappresenta il 30-40% della produzione ed è destinato soprattutto verso i Paesi arabi dove oggi, comunque, la riduzione degli incentivi agli allevatori da parte dei governi locali rappresenta per aziende esportatrici come la nostra una nuova e ulteriore limitazione. Detto ciò – conclude Zuccarini - l’auspicio è che nonostante le incertezze del mercato, che a mio avviso nel medio periodo favoriranno un rialzo delle quotazioni determinato anche dall’imprevedibilità del clima, il comparto non subisca contraccolpi. Da sempre puntiamo sulla qualità del nostro prodotto e sulla fidelizzazione della clientela, convinti che rappresentino la carta vincente per superare momenti comunque complessi come quelli che stiamo vivendo”.

“Il mercato italiano dei foraggi sta vivendo un'importante evoluzione – sottolinea Leonardo Forte, amministratore delegato delle Aziende Agricole Forte, situate a Taglio di Po (RO), fondate nel 1962, storiche associate di Aife/Filiera Italiana Foraggi, con una produzione che mediamente sfiora le 55.000 tonnellate/anno. Quest’anno le piogge primaverili hanno ritardato la raccolta dei primi sfalci, riducendo le nostre produzioni nell’ordine del 15-20% a seconda degli areali interessati, solo in minima parte recuperati grazie alle tecniche di confezionamento e conservazione adottate che assicurano la qualità del prodotto. Purtroppo due eventi importanti hanno determinato un’iniziale instabilità sui mercati globali: l’assenza della Cina nel panorama dei Paesi importatori di foraggio essiccato e disidratato e la riduzione di almeno il 50% dell’export verso gli Emirati Arabi, situazione determinata dalle nuove politiche locali governative che puntano a privilegiare un maggiore consumo di mangimi prodotti sul territorio. Detto ciò, abbiamo comunque registrato un’aumentata richiesta di prodotti di alta qualità sia a livello nazionale sia internazionale che abbiamo soddisfatto puntando a offrire una produzione contraddistinta da elevati standard qualitativi, soprattutto in termini nutrizionali".

"Negli ultimi anni – continua Forte - la nostra azienda ha compiuto significativi passi avanti testimoniati dall'incremento dei quantitativi esportati. In passato il mercato italiano, che rimane per noi fondamentale e affettivamente molto importante, rappresentava un punto di riferimento. Oggi l’espansione mirata verso l’estero è diventata parte integrante della nostra strategia aziendale e quest’anno puntiamo a esportare il 40% della produzione, convinti di aver saputo adattarci alle esigenze di un mercato, quello dei foraggi essiccati e disidratati, molto dinamico ma anche, e spesso, variabile soprattutto a livello globale. Una sfida – conclude – che affrontiamo con rinnovato ottimismo”.

 “Il 2023 è partito con le migliori premesse – riflette in conclusione il direttore generale di Aife/Filiera Italiana Foraggi Riccardo Severi – le condizioni erano perfette perché l’ottimo andamento del 2022 in termini di produzione e prezzi si ripetesse anche quest’anno. Purtroppo però, tra maggio e giugno le cose sono cambiate a iniziare dalle condizioni climatiche che non hanno garantito ovunque e in maniera omogenea le piogge necessarie alla crescita colturale; a questo si è aggiunta un’instabilità dei mercati che sia a livello nazionale che internazionale ha provocato dinamiche estremamente variabili. È vero, dobbiamo comunque guardare al futuro con fiducia, ma sarebbe opportuno avere un supporto rispetto all’export affinché si creino le condizioni per superare quel gap che ci penalizza rispetto ai nostri maggiori competitor. Se la Spagna, per esportare foraggio essiccato e disidratato in Cina spende circa 30 euro/tonnellata, l’Italia non può arrivare a spenderne 60. È evidente che occorre lavorare perché questo differenziale si riduca il più possibile nel rispetto di una competitività che deve fare riferimento, in maniera direi quasi esclusiva, alla qualità del prodotto”.

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EFA News - European Food Agency
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