Si allarga il boicottaggio alle catene food legate a Israele
La protesta pro Gaza coinvolge nei paesi arabi McDonald's, Starbucks, Kfc: crollano affari e clienti
Un ristorante McDonald's vuoto. E le filiali di altre catene di fast food occidentali deserte. È questa la fotografia che si è presentata qualche sera fa agli occhi dei passanti delle strade del Cairo, in Egitto, dove buona parte delle grandi catene di ristoranti legati all'occidente apparivano deserte. Più o meno tutte sono state colpite da una campagna di boicottaggio popolare, in gran parte spontanea, per l'offensiva militare di Israele nella Striscia di Gaza. I marchi occidentali, insomma, stanno sentendo l'impatto in Egitto e anche in Giordania dell'attacco israeliano. Alcune delle aziende a cui è rivolta la campagna sono percepite come favorevoli a Israele, altre vengono prese di mira per i loro presunti legami finanziari con Israele o per i loro investimenti in Israele. Non solo. Parecchi segnali, indicano che la campagna si sta diffondendo in altri Paesi arabi, tra cui Kuwait e Marocco: effetti minori, invece, avrebbe in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti.
Con la diffusione della campagna, gli appelli al boicottaggio circolati sui social media si sono estesi a decine di aziende e prodotti, spingendo gli acquirenti ad acquistare alternative locali. In Egitto, dove le possibilità di scendere in piazza sono scarse a causa delle restrizioni di sicurezza, alcuni vedono nel boicottaggio il modo migliore (o l'unico) per far sentire la propria voce. In Giordania, i residenti favorevoli al boicottaggio entrano talvolta nelle filiali di McDonald's e Starbucks per incoraggiare gli altri clienti a rivolgersi altrove. A Kuwait City, una sera di questa settimana, sette filiali di Starbucks, McDonald’s e KFC sono state trovate praticamente vuote. A Rabat, la capitale del Marocco, un lavoratore presso una filiale di Starbucks ha dichiarato che il numero di clienti è sceso "in modo significativo" questa settimana.
Alcuni attivisti hanno puntato il dito contro Starbucks per aver citato in giudizio il suo sindacato dei lavoratori che avrebbe espresso opinioni sul conflitto Israele-Hamas: dito puntato anche contro McDonald’s dopo che il suo franchising israeliano ha detto di aver fornito pasti gratuiti al personale militare israeliano. Un dipendente di McDonald’s in Egitto, che ha chiesto di non essere nominato, ha detto che il franchise egiziano nei mesi di ottobre e novembre ha visto diminuire le vendite di almeno il 70% rispetto agli stessi mesi dello scorso anno. Sameh El Sadat, politico egiziano e co-fondatore di TBS Holding, fornitore di Starbucks e McDonald’s, ha detto di aver notato un calo di circa il 50% della domanda da parte dei suoi clienti.
il boicottaggio sta spingendo alcuni colossi a fare una specie di mea culpa pubblico. McDonald’s Corp, già il mese scorso, ha dichiarato di essere "costernato" dalla disinformazione per quanto riguarda la sua posizione sul conflitto e che le sue porte erano aperte a tutti. Il suo franchise egiziano ha sottolineato la sua proprietà egiziana e ha promesso 20 milioni di sterline egiziane (650.000 dollari) in aiuti a Gaza. Starbucks ha fatto riferimento a una dichiarazione sul suo sito web sulle sue operazioni in Medio Oriente affermando che la società "è un'organizzazione non politica" e che respinge le voci secondo cui avrebbe fornito sostegno al governo o all'esercito israeliano, ribadendo che non aveva più nulla da condividere con Israele per quanto concerne il suo business.
Nonostante gli sforzi dei marchi per mantenere gli affari mettendo in campo addirittura una cospicua serie di offerte speciali, le campagne di boicottaggio continuano a prendere piede, in alcuni casi al di fuori del mondo arabo. In Malesia un lavoratore di un McDonald di Putrajaya, capitale amministrativa della Malesia, ha detto che la filiale stava vedendo circa 20% meno clienti.
EFA News - European Food Agency