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UK, autunno caldo per i supermercati indagati dall'Autorità sulla concorrenza

Sotto la lente i programmi di fidelizzazione: preoccupazione per settori come il latte in polvere

I programmi di fidelizzazione dei supermercati entrano nell'orbita d'indagine dell'autorità di regolamentazione antitrust britannica. La Cma, Competition and markets authority è decisa ad avviare a gennaio una revisione dei prezzi dei programmi di fidelizzazione di alcuni tra i più grandi supermercati del Paese: parliamo, per esempio, della Clubcard di Tesco e del Nectar di Sainsbury. I due programmi saranno messi sotto la lente per valutare se sia giusto che i prezzi più bassi siano disponibili solo per i membri in possesso della card.

La Cma, infatti, è d'accordo sul fatto che la concorrenza sia efficace nella fornitura della maggior parte dei generi alimentari: non a caso, i programmi di fidelizzazione si sono rivelati un enorme successo per i maggiori supermercati del Regno Unito, offrendo prezzi molto più bassi agli iscritti. La stragrande maggioranza dei clienti li utilizza e un numero crescente di prodotti è coperto da essi.

Quello che non va, però, secondo Sarah Cardell, amministratore delegato della Cma, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, è il fatto che l'aumento dell'uso dei programmi ha fatto sì che le promozioni sui prezzi fossero disponibili solo per coloro che avevano sottoscritto le carte fedeltà.
"Questo -sottolinea Cardell- solleva una serie di interrogativi sull'impatto dei prezzi dei programmi di fidelizzazione sui consumatori".

Quasi 21 milioni di famiglie del Regno Unito possiedono una Clubcard Tesco, per esempio, e l'80% delle sue vendite è legato a questa tessera. Tesco, che detiene una quota del 27,4% del mercato grocery del Regno Unito, offre attualmente più di 8.000 prodotti attraverso il suo programma Clubcard Prices, mentre Sainsbury's, che detiene una quota del 15,2%, ha esteso il programma Nectar Prices a più di 6.000 prodotti.

La questione, tra l'altro, va a coincidere con l'aumento dell'inflazione e la crescita dei prezzi nel carrello della spesa. Partiamo dai dati sull'inflazione. A marzo l'inflazione dei prezzi alimentari nel Regno Unito ha raggiunto il massimo dal 1977, superando il 19%: a ottobre era rallentata al 10,1%, ma continua a rappresentare un grosso problema per le finanze di molte famiglie. A luglio scorso, proprio la Cma aveva stabilito che l'elevata inflazione alimentare in Gran Bretagna non era stata determinata dalla scarsa concorrenza tra i supermercati.

Ora, però, l'Authority cambia opinione. Aggiornando la sua revisione dell'intero settore, l'autorità sulla Concorrenza sottolinea di aver scoperto che alcuni fornitori hanno aumentato i prezzi più di quanto siano aumentati i loro costi, ma che nella maggior parte dei casi gli acquirenti hanno potuto trovare alternative più economiche in prodotti venduti dalle catene di supermercati a marchio proprio.

Ancora, la Cma ha osservato che i margini di profitto sono diminuiti nella maggior parte dei produttori di marca dal 2021, soprattutto a causa dei minori volumi di vendita, in quanto i consumatori sono passati ad alternative più economiche. 

La revisione della Cma, da gennaio prenderà in esame 10 categorie di prodotti: latte in polvere per bambini, fagioli cotti, pane, dessert freddi, limonata, maionese, latte, cibo per animali, pollame e piatti pronti. Un'area di particolare preoccupazione, infatti, è stata riscontrata dall'Authority e riguarda il latte per l'infanzia, un prodotto sul quale l'inefficacia della concorrenza nel mercato potrebbe portare le famiglie a pagare prezzi più alti.

Anche per questo il garante sulla concorrenza inglese intende esaminare ulteriormente questo mercato, i cui prezzi sono aumentati del 25% in due anni: un settore delicato, quasi bloccato dai grandi player, visto che l'autorità non avrebbe prove circa il fatto che i consumatori stiano passando a prodotti più economici e ad alternative a marchio proprio.

Proprio in questo senso, la Cma ha rilevato che due aziende (di cui non viene fatto il nome) controllano l'85% del mercato britannico del latte artificiale. Indiscrezioni basate sui dati Euromonitor riportano che le due aziende sotto accusa potrebbero essere due giganti come Danone e Nestlé.

Sia l'una che l'altra azienda sono state interpellate dalle agenzie internazionali. Un portavoce di Danone, produttore di latte artificiale Cow & Gate e Aptamil, ha dichiarato che l'azienda "continuerà a impegnarsi con la Cma". L'esperienza di Danone, spiega il portavoce, "è che il mercato del latte artificiale è competitivo. Ci impegniamo a seguire le migliori pratiche per mantenere questa situazione".

Più o meno stessa musica per Nestlé: anche qui un portavoce ha dichiarato di "aver accolto con favore" la revisione. "Ci sono stati aumenti significativi dei costi -sottolinea il portavoce Nestlé-, ma abbiamo lavorato per ridurre i nostri costi laddove possibile e aumentare i prezzi solo come ultima risorsa".



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EFA News - European Food Agency
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