Etichette, i produttori del nordest sul piede di guerra
Moretti Polegato: "lavoro estremamente gravoso" doversi adeguare a repentine modifiche legislative
È caos nel settore del vino. Questa volta non c'entrano né la supply chain né altre iatture finanziarie. C'entrano le etichette. Ad appena tre giorni dall'entrata in vigore della nuova direttiva sulle etichette, infatti, è tutto da rifare, come direbbe il grande Gino Bartali. La Commissione Ue, infatti, ha pubblicato le regole guida, dando una nuova interpretazione alle stesse: per Bruxelles non basta il QrCode e nemmeno la letterina "i" ma serve scrivere a chiare lettere la parola “ingredienti”. Sembra roba da poco e invece no.
Bastava dirlo prima, avrebbe chiosato Enzo Jannacci. E invece l'Ue lo ha detto adesso, troppo tardi. Bruxelles, infatti, aveva imposto che, a partire dall’8 dicembre 2023, fra tre giorni, avesse luogo la nuova etichettatura obbligatoria rimangiandosi poi la data di scadenza il 24 novembre, troppo tardi, appunto. E così il settore si è ritrovato nel caos.
Un dettaglio non da poco. questo della parola ingredienti da aggiungere, perché rifare le etichette già stampate non è una bazzecola. Lo aveva già evidenziato l'Unione italiana vini mettendo in guardia che, a rischio, ci sono oltre 50 milioni di etichette di vini italiani già stampate secondo il modello inizialmente condiviso e poi sconfessato dalle linee guida della Commissione Ue (leggi EFA News).
Adesso, sul piede di guerra, sono scesi direttamente i produttori, contro una decisione che Bruxelles cala dall'alto, tra l'altro, alla vigilia della stagione natalizia dove in genere si registra un picco delle vendite. Molti vini sono già sugli scaffali e rischiano di diventare fuorilegge, dicono i produttori preoccupati.
La lotta parte da Nordest dove sono tanti i produttori arrabbiati, per non dire di peggio. Uno su tutti: Giancarlo Moretti Polegato presidente di Villa Sandi a Crocetta del Montello. Con 145 milioni di Euro di fatturato, rappresenta la prima azienda per export vitivinicolo della provincia di Treviso. "Negli ultimi mesi -spiega Moretti Polegato riportato da Nordest Economia- si sono sovrapposte indicazioni e cambi di normative che rendono il nostro lavoro oneroso. Noi esportiamo in 130 Paesi e la necessità di doversi adeguare a repentine e continue modifiche legislative si traduce in un carico di lavoro estremamente gravoso per tutti gli operatori. Sono fiducioso che il nostro ministero possa intervenire nel senso di una semplificazione e maggior chiarezza per agevolare il lavoro del comparto vitivinicolo".
Gli fa eco dai Colli Euganei Elisa Dilavanzo della cantina Maeli che coltiva 80 ettari a Baone (Padova). "Noi -dice- esportiamo in mercati diversificati, dagli Usa alla Scandinavia. E quindi abbiamo, oltre a quello degli ingredienti, il problema della lingua. Pensi che l’altro giorno mi sono trovata con delle colleghe a incollare le nuove etichette a mano". Un esperto come Giampietro Comolli, che ha lavorato per le principali cantine del Nord Est, sottolinea come proprio "le aziende italiane più attente, attive e ligie al dovere nel seguire le nuove norme, ora si trovano a dover buttare il lavoro fatto".
"Milioni di etichette già stampate andranno al macero causando pesanti oneri alle imprese vitivinicole e danni ambientali" sottolinea anche l’europarlamentare Elena Lizzi (Lega) che ha presentato un’interrogazione urgente perché "a sole due settimane dall'entrata in vigore, la Commissione Ue ha cambiato le regole causando notevoli danni ai produttori vinicoli. Per questo motivo è stata chiesta la deroga per i veneti Recioto di Soave e Valpolicella e per i friulani Picolit e Ramandolo".
Contro la nuova etichettatura, o meglio contro le tempistiche assurde della nuova regolamentazione, si schiera anche Mauricio González Gordon, presidente di Ceev-Comité européen des entreprises vins che sottolinea come "la nuova interpretazione della Commissione mina drammaticamente il principio della certezza del diritto e delle legittime aspettative degli operatori economici". Ma soprattutto, dal punto di vista pratico, rischia di portare al mandare al macero centinaia di milioni di etichette già stampate e parecchi milioni di euro investiti per l'adeguamento. Oltretutto, la richiesta di inserire la parola ingredienti non specifica in quale lingua.
EFA News - European Food Agency