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Export. Filiera Italia: "Aumentare competitività con strumenti europei"

Scordamaglia: bisogna usare i 2 mld euro messi a disposizione dal governo

"Dalle crisi nascono le opportunità? Sì, ma solo se si è in grado di reagire, evolvere e cambiare dove serve, adeguandosi ai nuovi equilibri mondiali", così Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, è intervenuto l'altro ieri all'evento "Conferenza internazionale dell'export e dell'internazionalizzazione delle imprese", promossa dal ministero degli Esteri. "E come filiera agroalimentare italiana è esattamente quello che stiamo facendo, non limitando a compiacerci degli straordinari risultati raggiunti che ci hanno consentito solo in 10 anni di raddoppiare le esportazioni agroalimentari da 30 a 60 miliardi di euro", ha aggiunto Scordamaglia.

"Bisogna però anticipare i cambiamenti - ha aggiunto l'amministratore delegato - e lavorare sulle criticità". “Se, infatti, il 2023 da un lato ha confermato la crescita delle nostre esportazioni, dall'altro ne ha segnato un rallentamento con un andamento delle esportazioni agroalimentari italiane pari al +7,5% contro una crescita doppia +15% dell’anno precedente”.

“Interessante però notare che la crescita rimane sostenuta a due cifre verso i paesi dell’Unione Europea”, ha detto Scordamaglia, “anche verso economie più rallentate, come la Germania, mentre il vero e proprio crollo si ha verso gli Stati Uniti, dove si passa da un + 18% dello scorso anno ad un -1,11% del primi mesi 2023". Questo a significare che su mercati come quello europeo, dove la percezione della distintività italiana e la difesa delle denominazioni è consolidata anche in paesi apparentemente concorrenti, come la Spagna, il Made in Italy continua a crescere. Al contrario paesi importanti come gli Usa, che si trovano in fase di crescita economica, quando la competitività dei nostri prodotti si riduce, tendono a rivolgersi verso l’Italian Sounding, prodotti a falso richiamo di italianità di cui gli Stati Uniti detengono il record negativo, con solo un prodotto Made in Italy su sei prodotti alimentari spacciati per tali.

"Per contrastare questa tendenza- ha continuato Scordamaglia - abbiamo quindi avviato come Filiera Italia e Coldiretti, insieme ad un partner prezioso come Ice, un nuovo modo di comunicare attraverso nuovi strumenti da affiancare alle fiere internazionali come Fancy food, o favorendo l'arrivo di buyer in eventi straordinari, come il villaggio di Roma Coldiretti - in cui il racconto dell'italianità non è limitata alla sola marca ma quello che c’è dietro in termini di distintività, territori, sostenibilità e tradizioni insomma tutto ciò che non è imitabile dall’Italian Sounding".

"Evidentemente - conclude Scordamaglia - se si vuole esportare si deve però produrre ed in tal senso è prezioso lo strumento dei contratti di filiera e degli oltre 2 miliardi di euro aggiuntivi che il governo ha messo su tale capitolo per la filiera agroalimentare. Fondi che ci consentiranno di produrre in maniera più competitiva sostenibile, efficace ed equa, così come è essenziale il nuovo modo di concepire la cooperazione italiana in cui l’aiuto ai paesi dell'Africa, dell’Ucraina, dei Balcani, passa da un modello puramente assistenzialista ad un ad un modello di iniziative congiunte, investimenti congiunti, di tecnologia e valori italiani".

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EFA News - European Food Agency
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