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CLARA MOSCHINI

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Allegrini, spodestata definitivamente Lady Amarone

Marilisa Allegrini messa in minoranza dai nipoti cede le sue quote dopo 40 anni alla guida delle cantine di famiglia

La chiamano già "la faida dell'Amarone". Protagonisti, da alcuni giorni sono i rappresentanti della famiglia Allegrini, capitani di una delle aziende vinicole più famose d'Italia, considerata un'eccellenza mondiale per la produzione dell'Amarone della Valpolicella. Cosa è successo? È successo che il gruppo, con i suoi 150 ettari a Fumane (Verona) in piena Valpolicella classica, ha deciso di privarsi della sua leader storica, Marilisa Allegrini, figlia del fondatore dell’azienda, Giovanni Allegrini. La Lady di ferro dell'Amarone, come è stata ribattezzata, è stata messa in minoranza dai nipoti e ha ceduto le sue quote dopo avere governato le cantine di famiglia prendendo il testimone dal padre nei primi anni ottanta, insieme ai fratelli Walter e Franco scomparsi, rispettivamente, nel 2003 e nel 2022. 

Adesso, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la spallata inaspettata da parte dei nipoti alla zia regina dell'Amarone. Il comunicato ufficiale parla di un "riassetto societario" quasi fosse un pacifico accordo. Di fatto, il nome dell’azienda Allegrini con i marchi Corte Giara, Oasi Mantellina e Tenuta Merigo, insomma, diventa trofeo dei più giovani. Da una parte, infatti, si schierano i cugini Francesco, 36 anni, Giovanni, 31, Matteo, 29, (figli di Franco) e Silvia, 48, (figlia di Walter): con il loro 57% delle quote, hanno messo in minoranza la zia Marilisa, spingendola a vendere il suo 43%. Dall’altra c'è, appunto, Marilisa e le figlie Caterina e Carlotta, a cui restano le cantine di Montalcino, di Bolgheri, e Villa della Torre (in cui continuerà a produrre un suo Amarone). Simbolo del nuovo corso sarà la futura cantina a Fumane: con un investimento da 51 milioni di Euro servirà all’intera filiera Allegrini e Corte Giara. 

"C’era una visione diversa del futuro dell’azienda -spiega al Corsera Francesco Allegrini, uno dei nuovi padroni del vapore, sottolineando i motivi che lo hanno portato, con i cugini, a sottrarre il ruolo di socio amministratore alla zia-. A noi interessano sviluppo e innovazione della casa madre, mentre gli sforzi sembravano diretti all’esterno, nelle altre aziende. La squadra produttiva resterà uguale, dai manager all'amministrazione, e i progetti continueranno, dagli investimenti nel mondo dell’arte a quelli per le borse di studio legate alla ricerca vitivinicola. Abbiamo provato a trovare un accordo con la zia ma non è stato possibile, eravamo in una fase di immobilismo".

La reazione di Marilisa Allegrini è alquanto sobria, per non dire triste. "Questa è l’azienda in cui ho lavorato per 40 anni, la casa in cui ho trascorso la mia infanzia: provo una grande tristezza ma non c’era alternativa -dice-. Ora tocca ai nipoti dimostrare di essere all’altezza. Il covid ci ha insegnato che si vive una volta sola, andremo avanti per la nostra strada".

D'altra parte, è stata proprio Marilisa Allegrini a far diventare l'azienda quello che è oggi. Ogni personalità che passi da Verona viene ospitata a Villa della Torre, dimora cinquecentesca a Fumane, acquistata nel 2008. È stata lei a far diventare l’Amarone il vino d’onore all’Hermitage di San Pietroburgo. È stata lei a fare da regista all'espansione a Montalcino (cantina San Polo) e a Bolgheri (Poggio al Tesoro). Fino a superare nel 2020, l’anno in cui il presidente Sergio Mattarella la nomina cavaliere del lavoro, 4,5 milioni di bottiglie l’anno e 30 milioni di Euro di fatturato, tanto che la prestigiosa rivista Wine Spectator le dedica la prima copertina riservata a una vignaiola italiana. Tutto è filato liscio per 6 generazioni, alla settima è arrivata la rivoluzione. 

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